~ ..la Volpe Funambola ammazzaprincipi.. ~
~ Fragile ~

"...Sometimes it feels it would be easier to fall
than to flutter in the air with these wings so weak and torn..."

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- EviLfloWeR -

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Lunacy Ph

"Do asilo dentro di me come a un nemico che temo d’offendere,
un cuore eccessivamente spontaneo
che sente tutto ciò che sogno come se fosse reale;
che accompagna col piede la melodia
delle canzoni che il mio pensiero canta,
tristi canzoni, come le strade strette quando piove.
"

- F. Pessoa -

~ REMEDY LANE ~

- We’re going nowhere...All the way to nowhere –



"Forse sono l’uomo con le leggendarie quattro mani
Per toccare, per curare, implorare e strangolare.
Ma io non so chi sono,
e tu ancora non sai chi sono..."

F. R.

giovedì 23 giugno 2011

Falling leaves

sabato 6 ottobre 2007 - ore 23.37



(img by Brom)

Muta desolazione.
Nell’aria sospeso
profumo d’autunno.
Foglie auree, trafitte
da un raggio di debole sole
cadono.
Morte silente
nell’informe frastuono
della vita che scorre.
Tanta solennità
calpestata
dall’indifferenza.
Un mondo che gira
troppo veloce,
ma sprofonda
in un vortice di morte.
Alle porte dell’inferno
intravedo soltanto
un’infinita solitudine.


L’autunno avanza impetuoso, cancellando anche le ultime tracce di un’estate ormai trascorsa. Tutto è intriso di quello strano grigiore che toglie al cielo la limpidezza che aveva fino a poco tempo fa, mentre la nebbia già avvolge la campagna al crepuscolo.
Attendo impaziente il gelido inverno, ma prima voglio dare il mio personale addio all’estate...a questa estate in particolare, e a molte altre che ancora custodisco gelosamente.

Questi sono solo ricordi...




Negli anni più belli della mia infanzia, se c’era una cosa che mi affascinava incredibilmente erano i temporali estivi. Ricordo che correvo fuori col naso all’insù, a guardare le nuvole avanzare veloci sospinte dal vento che infuriava. L’odore di pioggia era nell’aria sempre da prima che il temporale giungesse, e la saggezza popolare degli avi insegnava a prevedere l’arrivo di tali malanni.
Ricordo nonna che si lamentava, mentre passeggiava da sola in giardino e per campi, e appena mi vedeva uscire mi chiamava con lei, a goderci lo spettacolo insieme. “Te l’avevo detto”, mi ripeteva, “le rondini volavano basse questa mattina”. In realtà non ci azzeccava sempre, ma quando succedeva, le davo la soddisfazione che si meritava. Così ci sedevamo nel portico, a guardare il sole che scompariva dietro grosse nuvole grigie, con il vento che fischiava attraverso le baracche, e la danza delle piante in balia delle folate più violente.
Poi arrivava la pioggia, dopo essersi fatta attendere magari per settimane, nelle estati arse e afose del nostro paese, e sembrava un miracolo di dio, che finalmente si concedeva a dissetare la terra. Era tutto bellissimo, nella sua maestosità, e nella sua pericolosità…C’erano volte in cui si doveva pregare forte perché l’impeto della natura non distruggesse qualcosa; altre invece giungeva solo il temporale inoffensivo, ma nonostante tutto splendido, che faceva tremare gli animali e i vetri del portico col suo fragore, ma nulla di più. “La voce di dio”, mi diceva nonna…
Ad ascoltare gli anziani i bambini potevano rimanere molto impressionati, e penso fosse proprio quello lo scopo. Le cose peggiori se le inventavano per farti passare la voglia di uscire quando calava la sera: a partire dal babau fino all’orco che abita in fondo alla via e mangia i bambini disobbedienti. Non credo che si rendessero conto di rovinare delle povere menti innocenti. Del resto i bambini ci fanno caso fino ad un certo punto, e ricordo che quando dovevo fare la via da casa mia a quella di nonna di notte, la mia mente si ricordava improvvisamente di tutte quelle “simpatiche” storielle che mi avevano raccontato un tempo per farmi paura. Ma poi mi dicevo che ero una stupida ad aver paura, che ogni rumore era solo il respiro della natura che conoscevo così bene, e che di notte se ne stava semplicemente nascosta; allora mi fermavo a guadare il cielo, e nelle notti serene restavo immobile a fissare l’incanto di quell’immensità: come aver paura di tanta bellezza?
Insomma, le dicerie da mezza strega (buona, s’intende) di mia nonna, avevano su di me l’effetto di affascinarmi, e infondo eravamo molto simili io e lei. Il temporale giungeva proprio sopra le nostre teste, e noi ce ne stavamo lì a guardarlo fisso, ammirando la potenza del creato, consapevoli della nostra fragilità. Non durava mai più di una ventina di minuti, e noi ce ne stavamo là finché passava, dopodiché c’era il “giretto” di rito, a controllare se c’erano stati danni, nel mentre che il cielo si rischiarava, finché non rispuntava il sole, e allora correvo di fretta fino dietro casa mia, perché sapevo che da là si poteva vedere l’arcobaleno. Lo so, sembrano cose così banali, ma la bellezza sta nelle cose semplici, e allora...beata ingenuità.

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