Finalmente un giorno per respirare: l’aggiornamento furioso del blog era obbligatorio. Mi sarebbe dispiaciuto parecchio non trovare neanche un ritaglio di tempo per fermarmi a scrivere prima di questa nuova fine, invece mi godo il giorno di riposo e ne approfitto per alleggerire la mente scrivendo tutto quello che mi passa per la testa.
Una nuova fine arriva senza che nulla inizi, ma io sono una nostalgica e un’amante delle ricorrenze, così non posso fare a meno di piantare un ulteriore vessillo sul mio calendario recitando un mesto requiem.
Ricordo che quando ero molto piccola mia madre mi ha letto, o forse raccontato, una storiella sul vecchio signore ricurvo per il pesante fardello del tempo che portava sulle spalle, e il giovane fanciullo allegro e spensierato che arrivava in suo soccorso per prenderne il posto.
Ero una bambina molto impressionabile, e ricordo che quel tardo pomeriggio sono stata ore alla finestra a fissare il giardino avvolto dal grigiore della nebbia, attendendo di veder passare un vecchietto che si portasse via l’anno finito.
Mi ero messa in testa che se l’avessi visto mi sarei precipitata a chiedergli se voleva che l’anno nuovo me lo prendessi io. Del resto ero così piccola e ingenua che avevo la convinzione di dover dominare il mondo, prima o poi.
La tradizione mi impone di fermarmi a scrivere ogni 31 dicembre. Le pagine di anni fa sono piene di buoni propositi, molto più di quanto lo siano le recenti. Negli ultimi anni mi soffermo maggiormente sul passato, indugiando con nostalgia o anche solo con un senso di quieta accettazione su quel che mi è accaduto, piuttosto che volgermi al futuro per avanzare una qualsiasi richiesta.
Non mi aspetto molto dal domani. Il presente mi spaventa per molti versi, e il futuro mi sembra quanto di più grigio io possa immaginare. Ma mi rendo conto che sono pensieri dettati da esigenze concrete e preoccupazioni pratiche, e mi par quasi di sentire una vocina provenire da un evanescente fanciullo biondo che abita su una stella che mi domanda se ricordo ancora quali sono le cose veramente importanti.
Sì, me lo ricordo, e non ho smesso di guardare le stelle, né la luna, né la fune su cui danza Neve.
Sono convinta di aver vissuto esperienze stupende, di aver sfiorato la felicità molte volte in vita mia. Penso che la vita possa ancora sorprendermi, ma sono molto meno affamata e determinata di prima.
Apprezzo infinitamente il benessere quotidiano, quello star bene con poche cose, quella serenità della quale si riesce ad esser estremamente fieri la sera, dopo una giornata filata più o meno liscia, quando posso finalmente conquistarmi qualche abbraccio e la tranquillità della mia “famiglia”.
Non cerco più di esser felice, semplicemente serena, libera il più possibile da preoccupazioni.
Ma quante bolle di sapone ho soffiato verso il cielo con la promessa un giorno di provare a raggiungerle? Vorrei sperare che ci sia ancora qualcosa di grande da conquistare, qualcosa di meraviglioso e inaspettato che attende alle soglie di questo nuovo anno.
Ma non riesco ad andare oltre al pensiero di oggi o della settimana seguente, degli orari che devo ricordarmi e degli impegni che devo incastrare nel pochissimo tempo libero.
Ogni tanto, mentre sono in tram o per strada, costruisco nella mia mente le storie che vorrei scrivere. Si sviluppano sempre di più e le idee continuano a frullarmi in testa, ma poi il tempo passa e non c’è mai modo di concretizzare nulla, e allora mi chiedo a cosa serve aver grandi propositi se poi non riesco a realizzare nemmeno il mio più antico e semplice volere?
No, non mi aspetto niente da questo 2013. L’unico desiderio che sento realmente mio è quello di trovare un lavoro decente appena finirà questo contratto, e riuscire a vivere degnamente.
La me stessa di anche solo due anni fa sarebbe infinitamente triste se leggesse questo post. Ma non lo farà, lei è sepolta sotto la neve.
E del 2012 cosa dire? Se mi faccio due conti devo ammettere che è stato un anno proficuo: mi sono laureata, ho anche trovato un lavoretto temporaneo nonostante la crisi nera, sono riuscita a vedere finalmente il nord.
Cose eclatanti a parte, non posso lamentarmi anche del resto: continuo a vivere con l’uomo che amo riuscendo a uscire dai periodi più neri, ho trovato la mia strada e la mia felicità quotidiana in tutto quello che ci siamo costruiti insieme.
Le amicizie storiche sono ancora lì, ho passato momenti stupendi anche in quest’anno con gli amici di sempre, e forse con alcuni sono comunque sempre troppo poche le occasioni di stare insieme. E poi ci sono le persone nuove, le nuove compagnie, le nuove conoscenze. Persino grazie al lavoro ho trovato una persona che valeva decisamente la pena conoscere. Non posso lamentarmi, questo è certo.
Cosa direi se affacciandomi alla finestra ora vedessi passare quel vecchio ricurvo, che stancamente si trascina sotto il peso dei mesi ricolmi di tutte le nostre esistenze, per andare a morire da qualche parte lontano?
Forse rimarrei a guardarlo tristemente, soffocando la vaga sensazione di capire perfettamente cosa si prova ad avere tutto quel peso addosso.
Sono ancora sul mio sentiero del rimedio. Ho riattraversato i ponti che avevo bruciato, ho rivissuto le favole spogliandole della loro purezza, ho combattuto quella che ero per poter continuare a camminare. Ho svoltato e se mi guardo indietro non so più come tornare sui miei passi: sono oltre il limite (Beyond the pale).
Pain of Salvation - Beyond The Pale
(parafrasando...)
Il sangue, la lussuria, i corpi che colorano il mondo: sono tutte droghe per cui morire.
Non vorresti condividere il mio fuoco?
Come può l’amore rendere questo mondo un campo minato di terreni proibiti?
Una mappa di pelle intoccabile e di desideri taciuti?
E l’amore era lì in vano, intenso e profondo ma segnato dal dolore.
Amando il puro e il sano, cercavo la dea senza macchia -per poi vederla tornare carne-
affamata sia per la purezza che per il peccato.
Sono sempre stata molto più umana di quanto avrei voluto essere,
ma c’è una logica in questo mondo, se loro la potessi vedere...
Qualcuno calmi questa fame (è nel mio sangue) che cresce sempre di più (martallante).
Io sto imparando, tu mi stai bruciando!
Questo non è ciò che avrei voluto essere, questo non è ciò che avrei voluto vedere.
E dopo tutto sono qua pronta a rialzarmi ancora
cercavo un amore che mi potesse far sentire libera,
ma poi si è dimostrato essere qualcosa che fa male dentro quando ci tocchiamo,
e così vado avanti, perdo la mia strada.
Smarrita, sto provando a non sentirmi incatenata,
a bruciare via questa sensazione di sentirmi fredda.
Vieni e annega con me, la risacca ci porterà via,
e vedrai che sono dipendente dalla mia onestà.
Credimi! Perché dopo tutto, il mio senso di verità mi ha portata già una volta qui,
ma ho perso il controllo e non so più se sono sincera con la mia anima.
Ho perso il controllo e non so se sono sincera del tutto.
Siamo sempre stati molto più umani di quanto avremmo voluto essere.
Tutti questi anni ad essere fedele a te, malgrado il desiderio che scorreva nelle mie vene.
E ho sempre cercato di calmare le cose -mandare giù, mandare giù-
“E solo un’altra piccola spina nella mia corona.”
Ma improvvisamente un giorno c’era semplicemente troppo sangue nei miei occhi,
e ho dovuto intraprendere questo viaggio sul sentiero del rimedio dei come e dei perché.
Noi siamo sempre stati molto più umani di quanto avremmo voluto essere.
Noi saremo sempre molto più umani di quanto vorremmo essere.