Sono cresciuta in campagna, in mezzo al verde e alla solitudine.
Sono cresciuta al suono del vento. Il vento lieve che accarezza i capelli, il vento caldo che asciuga le lacrime, il vento violento che scaraventa gli alberi contro le finestre, e il vento triste che sussurra la notte.
Sono cresciuta amando la pioggia, temendo i temporali, avendo grande rispetto e ammirazione nei confronti della potente natura.
Sono cresciuta con la consapevolezza di essere sempre in balia di qualcosa di più grande, qualcosa che non rendeva dissimile me o la mia famiglia dal cane che ululava nel campo, dal nibbio che volava alto nel cielo, dalla lepre che attraversava il giardino o dalla volpe che fuggiva dal pollaio quando scendeva la sera.
Sono cresciuta dando per scontato di vedere sempre l'orizzonte.
Sono cresciuta convinta che fosse normale poter osservare il cielo ogni volta che lo desiderassi, nel tentativo di decifrarne i colori.
Ho odiato la città, ho detestato i compromessi, ho graffiato ogni giorno contro le pareti della mia gabbia.
Nuovamente, accetto un altro compromesso. Ma c'è il verde, c'è il cielo, ci saranno altre migliaia di cose che mi mancheranno.
Non ci si libera mai dalle proprie radici.