"Fino al tuo schianto
Finchè non bruci
Finchè menti
Finchè impari
Finchè vedi
Finchè credi
Finchè combatti
Finchè cadi
Fino alla fine di ogni cosa
Finchè muori
Finchè sei vivo
Non salvarmi, Non salvarmi, Non mi interessa
Non salvarmi, Non salvarmi, Non mi interessa
Finchè dai
Fino a quello che hai usato
Fino a quello che hai perso
Finchè perdi
Finchè vedi, come puoi credere?
Fino alle mille volte che hai vissuto
Fino a ciò che hai visto dall’altra parte
Questa è la mia possibilità
Non salvarmi, Non salvarmi, Non mi interessa
Non salvarmi, Non salvarmi, Non mi interessa
Fino alla verità che diviene bugia
Fino al tuo cambiamento, fino alla tua negazione
Finchè credi
Questa è la mia possibilità
La prenderò perchè ora posso
Questa è la mia possibilità.
La voglio ora.
Non salvarmi, Non salvarmi, Non mi interessa
Non salvarmi, Non salvarmi, Non mi interessa
Salvami, Salvami, Salvami
Salvami, Salvami, Salvami
non mi interessa."
30 stm - savior
Al quinto giorno, sempre grazie alla pecora, mi fu svelato questo segreto della vita del piccolo principe.
Mi domando’ bruscamente, senza preamboli, come il frutto di un problema meditato a lungo in silenzio:
"Una pecora se mangia gli arbusti, mangia anche i fiori?"
"Una pecora mangia tutto quello che trova".
"Anche i fiori che hanno le spine?"
"Si. Anche i fiori che hanno le spine".
"Ma allora le spine a che cosa servono?"
Non lo sapevo. Ero in quel momento occupatissimo a cercare di svitare un bullone troppo stretto del mio motore. Ero preoccupato perche’ la mia panne cominciava ad apparirmi molto grave e l’acqua da bere che si consumava mi faceva temere il peggio.
"Le spine a che cosa servono?"
Il piccolo principe non rinunciava mai a una domanda che aveva fatta.
Ero irritato per il mio bullone e risposi a casaccio:
"Le spine non servono a niente, e’ pura cattiveria da parte dei fiori".
"Oh!"
Ma dopo un silenzio mi getto’ in viso con una specie di rancore:
"Non ti credo! I fiori sono deboli. Sono ingenui.
Si rassicurano come possono. Si credono terribili con le loro spine..."
Non risposi. In quel momento mi dicevo:
"Se questo bullone resiste ancora, lo faro’ saltare con un colpo di martello".
Il piccolo principe disturbo’ di nuovo le mie riflessioni.
"E tu credi, tu, che i fiori..."
"Ma no! Ma no! Non credo niente! Ho risposto una cosa qualsiasi. Mi occupo di cose serie, io!"
Mi guardo’ stupefatto.
"Di cose serie!"
Mi vedeva col martello in mano, le dita nere di sugna, chinato su un oggetto che gli sembrava molto brutto.
"Parli come i grandi!"
Ne ebbi un po’ di vergogna. Ma, senza pieta’, aggiunse:
"Tu confondi tutto... tu mescoli tutto!"
Era veramente irritato. Scuoteva al vento i suoi capelli dorati.
"Io non conosco un pianeta su cui c’e’ un signor Chermisi.
Non ha mai respirato un fiore. Non ha mai guardato una stella.
Non ha mai voluto bene a nessuno. Non fa altro che addizioni.
E tutto il giorno ripete come te: <Io sono un uomo serio! Io sono un uomo serio!> e si gonfia di orgoglio.
Ma non e’ un uomo, e’ un fungo!"
"Che cosa?"
"Un fungo!"
Il piccolo principe adesso era bianco di collera.
"Da migliaia di anni i fiori fabbricano le spine .
Da migliaia di anni le pecore mangiano tuttavia i fiori.
E non e’ una cosa seria cercare di capire perche’ i fiori si danno tanto da fare per fabbricarsi delle spine che non servono a niente?
Non e’ importante la guerra fra le pecore e i fiori?
Non e’ piu’ serio e piu’ importante delle addizioni di un grosso signore rosso?
E se io conosco un fiore unico al mondo, che non esiste da nessuna parte, altro che nel mio pianeta, e che una piccola pecora puo’ distruggere di colpo, cosi’ un mattino, senza rendersi conto di quello che fa, non e’ importante questo!"
Arrossi’, poi riprese:
"Se qualcuno ama un fiore, di cui esiste un solo esemplare in milioni e milioni di stelle, questo basta a farlo felice quando lo guarda.
E lui si dice: <Il mio fiore e’ la’ in qualche luogo>
Ma se la pecora mangia il fiore, e’ come se per lui tutto a un tratto, tutte le stelle si spegnessero!
E non e’ importante questo!"
Non pote’ proseguire. Scoppio’ bruscamente in singhiozzi.
Era caduta la notte.
Avevo abbandonato i miei utensili.
Me ne infischiavo del mio martello, del mio bullone, della sete e della morte.
Su di una stella, un pianeta, il mio, la Terra, c’era un piccolo principe da consolare!
Lo presi in braccio. Lo cullai. Gli dicevo:
"Il fiore che tu ami non e’ in pericolo ... Disegnero’ una museruola per la tua pecora... e una corazza per il tuo fiore... Io... "
Non sapevo bene che cosa dirgli. Mi sentivo molto maldestro.
Non sapevo bene come toccarlo, come raggiungerlo...
Il paese delle lacrime e’ cosi’ misterioso.
"Avrei dovuto non ascoltarlo" mi confidò un giorno "non bisogna mai ascoltare i fiori".
Basta guardarli e respirarli. Il mio, profumava il mio pianeta, ma non sapevo rallegrarmene. I fiori sono così contraddittori!
Ma ero troppo giovane per saperlo amare."
- Il Piccolo Principe -
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