C’è questa foto di una volpe che se ne sta seduta con le orecchie basse in mezzo a una nevicata copiosa, con il pelo un po’ arruffato e tuttavia un’espressione così placida.
Fissazione per le volpi a parte, questa un po’ mi assomiglia.
Immersi nel silenzio ovattato della neve il vivere sarebbe certamente più dolce.
Ma la neve non c’è, e nemmeno il silenzio. Non c’è la pace, la quieta accettazione dell’esistenza, non c’è serenità né armonia tra terra e cielo.
Ho visto le montagne da lontano, una mattina che l’orizzonte era limpido ed io ero a casa mia, e il richiamo è stato forte, la voglia di andare quasi irreprimibile.
Andare, semplicemente andare, guidare fino ad arrivare abbastanza vicino a qualcosa di sufficientemente lontano.
Ma i ritmi sono altri, sempre gli stessi, e il tempo libero si riduce alle sere in cui è il sonno a farla da padrone.
Non era così che doveva andare.
Brucio le tappe e inseguo chimere, ma non riesco nemmeno ad avere due ore per scrivere un po’.
Non c’è tempo per scrivere, per fare foto, per vivere. Ci si ritaglia il tempo per qualche serata in compagnia e per organizzare il Carnevale, e già mi sembra chissà quale conquista.
Inizio a capire a quante altre cose dovrò rinunciare. Comincio a scavare fosse per nascondervi i bisogni che non posso soddisfare.
E faccio conti e penso a come sopravvivere, mentre intorno c’è solo smog e traffico e talvolta mi dimentico persino di guardare le stelle.
Nelle ombre alle mie spalle annegano luci e colori, giornate di sole, camminate infinite, acrobazie sulla fune, stanze clandestine, canzoni che fanno piangere.
“Il tempo curerà”, gli dissero - se solo conoscessero il suo dolore.
“Il tempo uccide”, sussurrò. Non una parola: lo guardarono andar via ancora.
Non ho più tombe per il dolore che è stato, perché nel dolore niente resta da salvare.
Mi alzo con la pioggia e con il mio futuro già pianificato nella sua perpetua incertezza.
Spendo i miei più preziosi minuti in giorni che non vivrò mai, e cammino inconsapevole nello stesso identico posto in cui ero e in cui sto andando.
Ho la conoscenza? Cosa ho guadagnato?
Tutte le pagine sono vuote, tutto è già andato.
“Cammina con me
E guarda il mondo che io vedo
È la nostra casa, è dove tutto è cominciato.
La vita è elegante, un fragile vestito che indossiamo.
Un sospiro effimero, per quanto possa sembrare senza senso.
Vivete come se la morte fosse solo un sogno.
Non dovete seguire le loro strade; non dovete guardare lo spettacolo.
Non dovete giocare il loro gioco; non dovete morire per lasciare Entropia.
Tutto rimane…Sorrisi dimenticati in cornici.
Due vite effimere ridotte a dimensioni tascabili..
Cammina con me e cambia il mondo che vediamo.
Smetteremo di essere delle semplici persone che passano oltre.
Casa è il posto in cui tutti tiriamo avanti.
Non dovete piangere per averne di più;non dovete avere tutto questo.
Non dovete vincere una guerra;
se la morte è solo un sogno,
allora non fatemi addormentare.”
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