(11-06-2013)
Sì, sono in ritardo per farmi gli auguri, ma non sono riuscita a fermarmi a scrivere prima di oggi. Non credo di aver mai trascurato così tanto questo blog.
Un blog in cui tra l’altro ho ancora 27 anni e sono troppo pigra per aggiornare il profilone. O forse chissà…è Peter Pan che mi sta sul groppone e mi distrae dal farlo.
Ho caricato decine di foto senza quasi scrivere niente, non ne vado molto fiera. Ormai la passione per la fotografia è viscerale, ma un’immagine non dice tutto…a dire il vero non dice quasi niente. Una fotografia immortala un’idea, ma non la racconta. Mi mancano così spesso le parole, eppure avevo tante cose da scrivere un tempo.
Poco male, finchè comunque ci riesco ancora. Ho selezionato un po’ di concorsi letterari che mi sembrano abbastanza seri ed ho iniziato a mandare materiale. Ci devo almeno provare, sono stanca di buttare i miei sogni giù per lo scarico.
Ma volevo parlare del mio compleanno. Che c’è da dire? Ne ho compiuti 29: l’età in cui ti senti vecchio per il semplice fatto che tutti i contratti lavorativi per “giovani” ti chiedono al massimo ventinove anni. Ah-ah…come se questo garantisse un lavoro.
Lavoro non ce n’è, neanche quei lavori che fino a qualche anno fa si trovavano. Che sto facendo allora? Dopo i vari corsi per disoccupati mi son data al tirocinio. Niente retribuzione, solo l’illusione che possa servire, che magari avrò una carta in più da giocarmi sul curriculum. E chi ci crede? Io un po’, perché sono un’illusa di natura. Dovevo almeno provarci, finché me lo posso permettere perché il lavoro dell’uomo va be….uhm, va. Dopo è già deciso, torno a fare la cameriera per mettere da parte questi benedetti soldi e che non se ne parli più.
Perché sono stanca di sentirmi sempre una nullità, sempre l’ultima ruota del carro…ho studiato, ho un’età, di esperienze ne ho un po’ alle spalle, ho sempre lavoricchiato, ho cercato di imparare tutto quel che potevo, fatto corsi, appreso qualsiasi cosa mi sembrasse utile.
Non sono più disposta ad esser trattata come una tra le tante disperate a cui offrire lavori schifosi e sottopagati.
E sono stanca di dire a me stessa che vale la pena sopportare per fare la gavetta, per aspettare tempi migliori. Ma aspettare cosa? Di finire più nella merda di così?
Voglio la mia occasione, voglio mettere a frutto quello che ho studiato. Non posso andare ad un corso ed accorgermi di dover dire io al docente come si fa qualcosa. No, questo mondo gira al rovescio e io non voglio marcire.
Ogni tanto sogno la Svezia. A volte, quando sfoglio delle riviste e vedo foto di Stoccolma, mi viene da piangere. Lì, così, stupidamente…come fossi una bambina.
Penso all’aria pura, a quella sensazione di essere in un posto migliore, un posto in cui se hai voglia di farti il culo le cose funzionano.
E mi commuovo ancora al ricordo di come mi sono sentita ad essere solo noi due lontani da tutto, in un luogo sconosciuto, dove poter ricominciare da zero. E quel cielo…quel cielo sempre mutevole, e il verde tutto intorno. Un paradiso che vorrei conquistare e che al tempo stesso mi terrorizza.
E se fallissimo? La Svezia costa cara, e noi siamo due poveracci. Da due anni cerchiamo di metter da parte il necessario, ma i soldi non bastano mai.
E allora frustrazione, e schifo, e frustrazione ancora. Mi sembra di correre al rallentatore facendo del mio meglio senza che sia mai abbastanza.
Quando ero più piccola, mai e poi mai avrei pensato di finire così, di essere completamente insoddisfatta, di non riuscire ad arrivare da nessuna parte…di non riuscire nemmeno a raggiungere qualche altra parte.
Io e la mia mania per il nord. Perché ho perso tutti questi anni accartocciata su me stessa?
Sono solo una sfigata che esce cinque minuti in giardino e si fa pungere da diosolosacheinsetto e rimane inferma per quattro giorni col piede gonfio come un pallone.
Una stupida che cerca di darsi degli obiettivi a breve termine perché non è più in grado di sognare.
Che mentre torna a casa a piedi pensa a quante lavatrici deve fare, alla spesa, alle fatture da calcolare, alle bollette da pagare, quando una volta metteva le cuffie nelle orecchie e sognava di fare miliardi di cose impossibili.
Questa sono io. Io con i miei 29 anni. E non sono schizofrenica quando dico che c’è una parte di me che non è più me. Io non mi trovo più.
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