Illusioni…cosa sono le illusioni? Sogni che vorremmo divenissero realtà, piccoli e astuti inganni che tessiamo a noi stessi per fingere la luce dove regna il buio.
Si dice che le illusioni siano fragili. Le costruiamo pazientemente giorno dopo giorno, e divengono sempre più solide e convincenti…hanno la parvenza di ciò che non può crollare.
Ma ciò che appare spesso non è, e ogni desiderio sfuma in uno squisito inganno con il retrogusto dell’amaro veleno.
L’uomo soffre ogni giorno per i mali che la vita porta: dolori fisici, concreti, reali. Ma ancor più ferisce quel che non è tangibile e non si può definire…quel che non esiste, e fa soffrire proprio perché vorremmo che esistesse.
Chi li ha mai visti i sentimenti? Eppure sono loro a provocare i moti dell’anima che tanto devastano i cuori umani. L’uomo è incompleto, ed è per questo che non può trovare pace.
La cura più semplice è fingere…colmare il vuoto di ciò che non può esistere con tante, belle…illusioni.
E’ così bello sognare, tenere gli occhi chiusi stretti, e cullarsi in tutto quello che la nostra fantasia ama immaginare.
Eppure non si può rifuggire la realtà a lungo, prima o poi la vita ci costringe a sbattere la testa, e ad aprire gli occhi giusto in tempo per vedere quelle fragili illusioni frantumarsi irrimediabilmente…
Tanti piccoli frammenti di cristallo che non svaniscono nel nulla, no, si conficcano uno per uno e tutti insieme nel cervello, nel cuore, e nell’anima. Vessilli permanenti, per ricordarci che è stato bello sognare.
***
"Fiumi di disprezzo inondano una terra
fertile solo di ingannevoli bugie artificiose.
Sabbia pregna di acqua malsana
alimenta fiori violacei sulla terra bruna.
Scorrono rivoli di lava bollente
tra le crepe delle bianche rocce frananti.
L’anima arde all’inferno,
mentre il corpo ancora sconta le sue pene
ancorato al terreno mortale frantumato.
Gli occhi iniettati di sangue e veleno,
e il cuore rigonfio di folle agonia
nella stretta vorace del destino.
Nella testa germogliano frutti malati,
nati da ostili semi di amore fasullo,
ingeriti tra gli stenti della fame insanabile.
Il tempo infinito li ha resi parassiti famelici.
Quel che resta è il rancore sul palmo della mano aperta,
trafitta dal pugnale di fiera amicizia.
L’appeso oscilla nel vento saturo di cenere,
sospeso nel suo destino inetto;
il tempo si annulla,
il corpo si svuota, solo l’involucro resta
a dondolarsi tra le braccia della morte ladra."
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