Primavera ufficialmente arrivata, con tanto di dispiegamento di sole intenso e brezzolina piacevole. Presente quel tanto che basta per non sfigurare con la data sul calendario ma rovinare prontamente tutti i weekend. Fa niente, ci sarà tempo anche di godersi le belle giornate e qualche gitarella domenicale, prima o poi.
Aggiornamenti? Sul fronte lavorativo una tragedia: centinaia di curriculum mandati e risposte zero. Ormai ci sto facendo il callo, solo mi viene una leggera bile nera quando qualcuno che vive all’estero mi racconta di come altrove le cose funzionano, le opportunità ci sono, soprattutto se hai voglia e tenacia di farti il culo. Qua neanche ti vogliono vedere per un colloquio, e persino per i tirocini totalmente gratis sta cominciando ad esserci troppa concorrenza. Sono sempre più avvilita.
Ma io odio perder tempo, quindi mi sono già iscritta a due corsi di formazione gratuiti per disoccupati e nel mentre cerco di lasciarmi uno spiraglio aperto verso quella che è la mia passione ormai più martellante: la fotografia.
Non ho più l’età per studiare o per perdere altro tempo ad inseguire i sogni, ma se nemmeno a fare i lavori più del cazzo mi vogliono, cosa devo fare? Ottimizzo i tempi e mi rimetto a studiare.
Reffy ormai è la mia ossessione, sto cercando di leggere di tutto e di più su fotografia e compagnia bella, anche se con la consapevolezza che sperare in un futuro in quella direzione è veramente da stolti.
Però qualcuno ha scritto che l’unico modo per salvarsi è andare dalla parte dei desideri, e chi me li toglie dalla testa i desideri?
Così mi sono proposta come assistente ad un fotografo che ammiro davvero tanto, e alla mia prima uscita per uno shooting di copertina di una rivista ero emozionata come al primo giorno di università.
E’ tutto nuovo per me, e tutto mi incuriosisce e mi attira moltissimo. Nonostante le disavventure e i clienti rognosissimi, ero tutta presa dall’imparare a montare l’attrezzatura, vedere come lavora un fotografo professionista, ingegnarsi per trovare il set e sistemare le luci, creare tutto quello che sta dietro un semplice click, e crearlo esattamente come lo si vuole.
Entusiasmo a mille. Fomentato poi dalla giornata alla sede Manfrotto per un corso intensivo di fotografia. Un edificio stupendo, ambiente di lavoro positivo come pochi: il mio primo pensiero è stato “mi ricorda Stoccolma”. Detto questo, detto tutto.
Mi sono sentita fortunata per esser lì a fare qualcosa che tanto avevo voluto, e allo stesso tempo non riuscivo a liberarmi dell’invidia per tutte quelle persone (tra l’altro simpaticissime) che avevano un posto di lavoro lì dentro.
E giù a chiedermi perché, e come cavolo avranno fatto, e se io riuscirò mai ad infilarmi in qualche azienda così figa o passerò il resto dei miei giorni ad elemosinare lavori da cameriera o commessa quando gira bene. Che porca puttana la testa ce l’ho e se continua così posso anche buttarla nel cesso che tanto a poco mi serve.
Ed ecco che come previsto l’entusiasmo poi diventa frustrazione per tutto quello che non si può avere, e questo sta diventando un post da lamentela come non volevo che fosse.
In realtà volevo solo scrivere per ricordarmi di un momento in cui mi sono sentita di nuovo parte di qualcosa. A fine giornata ho imparato un sacco di cose, ho conosciuto un ambiente positivo e propositivo, ho avuto la prova che le cose da qualche parte e per qualcuno funzionano.
E mi sono dedicata anima e cuore ad una passione che sento veramente mia, avendone dei riscontri nell’immediato, delle soddisfazioni pratiche, non evanescenti come tutto il fumo che ha prodotto la tanto rinomata formazione tutta teorica dell’università.
Mi chiedo cosa me ne faccio adesso di tutti quegli anni a studiar libri senza mai un riscontro pragmatico. Ma l’università ti da occasione di mettere in pratica quello che hai studiato!! Certo: tirocinio ai musei civici a guardare sale vuote per 5-10 ore al giorno. Questo è quanto.
Non sono mai stata una persona che cede a rimpianti o rimorsi, perché di solito voglio fermamente ogni cosa che faccio, ma in ambito scolastico/lavorativo sto avendo grandissimi ripensamenti. Avrei voluto far scelte diverse, essere più consapevole, ascoltare di più il richiamo delle mie inclinazioni.
Così ora ho una triennale e una specialistica assolutamente inutili, troppi anni sulla carta di identità, e tanta voglia di poterci ancora mettere una pezza, in qualche modo.
Questa è l’Italia di tanti giovani, anno 2013.
Un tempo ho avuto una montagna di me stesso
Con muschio, mura, magia e un’ampia vista
Una foresta di me stesso che mi ascoltava,mi mostrava i suoi sentieri e le piste nascoste
di un verde intenso e albe dormienti
Spine che non hanno mai tagliato il mio viso e i miei piedi
Una pineta di me stesso
Che mi offriva un posto nel tramonto
Dipingendo ritratti ventosi, arabeschi
Di fortuna e per sempre
Troppo ampi per stare nella tasca di un bambino.
Ora, gli arabeschi della dimenticanza sono lasciati
A bruciare i buchi nel mio arazzo bianco e nel mio sfondo
Un tempo ho avuto un mondo di me stesso
È ancora qui, solo io sono andato via.
( PoS – Fall )
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