Ricorrenze.
~ ..la Volpe Funambola ammazzaprincipi.. ~
~ Fragile ~
"...Sometimes it feels it would be easier to fall
than to flutter in the air with these wings so weak and torn..."
Original Blog -> Nepenthe
* photos on flickr *
Lunacy 2 - Lunacy 3 - Lunacy 4
Lunacy 5 - Lunacy 6 - Lunacy 7 - Lunacy 8
Lunacy Ph
"Do asilo dentro di me come a un nemico che temo d’offendere,
un cuore eccessivamente spontaneo
che sente tutto ciò che sogno come se fosse reale;
che accompagna col piede la melodia
delle canzoni che il mio pensiero canta,
tristi canzoni, come le strade strette quando piove."
- F. Pessoa -
~ REMEDY LANE ~
- We’re going nowhere...All the way to nowhere –
"Forse sono l’uomo con le leggendarie quattro mani
Per toccare, per curare, implorare e strangolare.
Ma io non so chi sono,
e tu ancora non sai chi sono..."
F. R.
mercoledì 8 marzo 2017
Anesthesia
Ricorrenze.
mercoledì 10 giugno 2015
Second Love. The end of my Remedy Lane.
Forse sono stata ambiziosa: ri-arrangiare i POS per voce e basso (e che bassista!!), voler sfidare la voce che più amo (Daniel), provare ad esternare emozioni che in fin dei conti sono significative solo per me.
Ma è andata alla grande, molto meglio di quanto sperassi.
Ed è stato meraviglioso poterlo fare con te: la prova più grande che il secondo amore esiste, ed è ancora più immenso.
giovedì 20 giugno 2013
Back in the 70’s




































"Guariscimi ora – rimuovi queste vecchie ferite dalla mia anima.
Guariscimi ora – scardina questa pelle secca dalle mie ossa.
E nonostante pensassi di non riuscire a dimenticare le molte volte in cui ho pianto
E nonostante pensassi di non riuscire a perdonare le molte volte in cui sono morto
Ora sto guarendo – e ancora prendo a calci la polvere su questa strada
E sono ancora vivo – solo un pochino meno rispetto a prima.
Guariscimi ora – e lava via queste vecchie impronte dalla mia strada.
Guariscimi ora – questo prodigio che ha reso sé stesso vecchio.
E sto guarendo ora – sto cercando di trovare la strada di casa.
E sono ancora vivo – e pensavo che dovreste saperlo
Che forse piangerò, che forse morirò – ma per ora sono ancora vivo
Solo un pochino di meno rispetto a prima."
martedì 22 gennaio 2013
Don’t let me fall asleep

C’è questa foto di una volpe che se ne sta seduta con le orecchie basse in mezzo a una nevicata copiosa, con il pelo un po’ arruffato e tuttavia un’espressione così placida.
Fissazione per le volpi a parte, questa un po’ mi assomiglia.
Immersi nel silenzio ovattato della neve il vivere sarebbe certamente più dolce.
Ma la neve non c’è, e nemmeno il silenzio. Non c’è la pace, la quieta accettazione dell’esistenza, non c’è serenità né armonia tra terra e cielo.
Ho visto le montagne da lontano, una mattina che l’orizzonte era limpido ed io ero a casa mia, e il richiamo è stato forte, la voglia di andare quasi irreprimibile.
Andare, semplicemente andare, guidare fino ad arrivare abbastanza vicino a qualcosa di sufficientemente lontano.
Ma i ritmi sono altri, sempre gli stessi, e il tempo libero si riduce alle sere in cui è il sonno a farla da padrone.
Non era così che doveva andare.
Brucio le tappe e inseguo chimere, ma non riesco nemmeno ad avere due ore per scrivere un po’.
Non c’è tempo per scrivere, per fare foto, per vivere. Ci si ritaglia il tempo per qualche serata in compagnia e per organizzare il Carnevale, e già mi sembra chissà quale conquista.
Inizio a capire a quante altre cose dovrò rinunciare. Comincio a scavare fosse per nascondervi i bisogni che non posso soddisfare.
E faccio conti e penso a come sopravvivere, mentre intorno c’è solo smog e traffico e talvolta mi dimentico persino di guardare le stelle.
Nelle ombre alle mie spalle annegano luci e colori, giornate di sole, camminate infinite, acrobazie sulla fune, stanze clandestine, canzoni che fanno piangere.
“Il tempo curerà”, gli dissero - se solo conoscessero il suo dolore.
“Il tempo uccide”, sussurrò. Non una parola: lo guardarono andar via ancora.
Non ho più tombe per il dolore che è stato, perché nel dolore niente resta da salvare.
Mi alzo con la pioggia e con il mio futuro già pianificato nella sua perpetua incertezza.
Spendo i miei più preziosi minuti in giorni che non vivrò mai, e cammino inconsapevole nello stesso identico posto in cui ero e in cui sto andando.
Ho la conoscenza? Cosa ho guadagnato?
Tutte le pagine sono vuote, tutto è già andato.

“Cammina con me
E guarda il mondo che io vedo
È la nostra casa, è dove tutto è cominciato.
La vita è elegante, un fragile vestito che indossiamo.
Un sospiro effimero, per quanto possa sembrare senza senso.
Vivete come se la morte fosse solo un sogno.
Non dovete seguire le loro strade; non dovete guardare lo spettacolo.
Non dovete giocare il loro gioco; non dovete morire per lasciare Entropia.
Tutto rimane…Sorrisi dimenticati in cornici.
Due vite effimere ridotte a dimensioni tascabili..
Cammina con me e cambia il mondo che vediamo.
Smetteremo di essere delle semplici persone che passano oltre.
Casa è il posto in cui tutti tiriamo avanti.
Non dovete piangere per averne di più;non dovete avere tutto questo.
Non dovete vincere una guerra;
se la morte è solo un sogno,
allora non fatemi addormentare.”

lunedì 31 dicembre 2012
solo un’altra spina nella mia corona

Finalmente un giorno per respirare: l’aggiornamento furioso del blog era obbligatorio. Mi sarebbe dispiaciuto parecchio non trovare neanche un ritaglio di tempo per fermarmi a scrivere prima di questa nuova fine, invece mi godo il giorno di riposo e ne approfitto per alleggerire la mente scrivendo tutto quello che mi passa per la testa.

Una nuova fine arriva senza che nulla inizi, ma io sono una nostalgica e un’amante delle ricorrenze, così non posso fare a meno di piantare un ulteriore vessillo sul mio calendario recitando un mesto requiem.

Ricordo che quando ero molto piccola mia madre mi ha letto, o forse raccontato, una storiella sul vecchio signore ricurvo per il pesante fardello del tempo che portava sulle spalle, e il giovane fanciullo allegro e spensierato che arrivava in suo soccorso per prenderne il posto.
Ero una bambina molto impressionabile, e ricordo che quel tardo pomeriggio sono stata ore alla finestra a fissare il giardino avvolto dal grigiore della nebbia, attendendo di veder passare un vecchietto che si portasse via l’anno finito.
Mi ero messa in testa che se l’avessi visto mi sarei precipitata a chiedergli se voleva che l’anno nuovo me lo prendessi io. Del resto ero così piccola e ingenua che avevo la convinzione di dover dominare il mondo, prima o poi.

La tradizione mi impone di fermarmi a scrivere ogni 31 dicembre. Le pagine di anni fa sono piene di buoni propositi, molto più di quanto lo siano le recenti. Negli ultimi anni mi soffermo maggiormente sul passato, indugiando con nostalgia o anche solo con un senso di quieta accettazione su quel che mi è accaduto, piuttosto che volgermi al futuro per avanzare una qualsiasi richiesta.
Non mi aspetto molto dal domani. Il presente mi spaventa per molti versi, e il futuro mi sembra quanto di più grigio io possa immaginare. Ma mi rendo conto che sono pensieri dettati da esigenze concrete e preoccupazioni pratiche, e mi par quasi di sentire una vocina provenire da un evanescente fanciullo biondo che abita su una stella che mi domanda se ricordo ancora quali sono le cose veramente importanti.

Sì, me lo ricordo, e non ho smesso di guardare le stelle, né la luna, né la fune su cui danza Neve.
Sono convinta di aver vissuto esperienze stupende, di aver sfiorato la felicità molte volte in vita mia. Penso che la vita possa ancora sorprendermi, ma sono molto meno affamata e determinata di prima.
Apprezzo infinitamente il benessere quotidiano, quello star bene con poche cose, quella serenità della quale si riesce ad esser estremamente fieri la sera, dopo una giornata filata più o meno liscia, quando posso finalmente conquistarmi qualche abbraccio e la tranquillità della mia “famiglia”.
Non cerco più di esser felice, semplicemente serena, libera il più possibile da preoccupazioni.

Ma quante bolle di sapone ho soffiato verso il cielo con la promessa un giorno di provare a raggiungerle? Vorrei sperare che ci sia ancora qualcosa di grande da conquistare, qualcosa di meraviglioso e inaspettato che attende alle soglie di questo nuovo anno.
Ma non riesco ad andare oltre al pensiero di oggi o della settimana seguente, degli orari che devo ricordarmi e degli impegni che devo incastrare nel pochissimo tempo libero.

Ogni tanto, mentre sono in tram o per strada, costruisco nella mia mente le storie che vorrei scrivere. Si sviluppano sempre di più e le idee continuano a frullarmi in testa, ma poi il tempo passa e non c’è mai modo di concretizzare nulla, e allora mi chiedo a cosa serve aver grandi propositi se poi non riesco a realizzare nemmeno il mio più antico e semplice volere?

No, non mi aspetto niente da questo 2013. L’unico desiderio che sento realmente mio è quello di trovare un lavoro decente appena finirà questo contratto, e riuscire a vivere degnamente.
La me stessa di anche solo due anni fa sarebbe infinitamente triste se leggesse questo post. Ma non lo farà, lei è sepolta sotto la neve.

E del 2012 cosa dire? Se mi faccio due conti devo ammettere che è stato un anno proficuo: mi sono laureata, ho anche trovato un lavoretto temporaneo nonostante la crisi nera, sono riuscita a vedere finalmente il nord.
Cose eclatanti a parte, non posso lamentarmi anche del resto: continuo a vivere con l’uomo che amo riuscendo a uscire dai periodi più neri, ho trovato la mia strada e la mia felicità quotidiana in tutto quello che ci siamo costruiti insieme.
Le amicizie storiche sono ancora lì, ho passato momenti stupendi anche in quest’anno con gli amici di sempre, e forse con alcuni sono comunque sempre troppo poche le occasioni di stare insieme. E poi ci sono le persone nuove, le nuove compagnie, le nuove conoscenze. Persino grazie al lavoro ho trovato una persona che valeva decisamente la pena conoscere. Non posso lamentarmi, questo è certo.

Cosa direi se affacciandomi alla finestra ora vedessi passare quel vecchio ricurvo, che stancamente si trascina sotto il peso dei mesi ricolmi di tutte le nostre esistenze, per andare a morire da qualche parte lontano?
Forse rimarrei a guardarlo tristemente, soffocando la vaga sensazione di capire perfettamente cosa si prova ad avere tutto quel peso addosso.

Sono ancora sul mio sentiero del rimedio. Ho riattraversato i ponti che avevo bruciato, ho rivissuto le favole spogliandole della loro purezza, ho combattuto quella che ero per poter continuare a camminare. Ho svoltato e se mi guardo indietro non so più come tornare sui miei passi: sono oltre il limite (Beyond the pale).
Pain of Salvation - Beyond The Pale
(parafrasando...)
Il sangue, la lussuria, i corpi che colorano il mondo: sono tutte droghe per cui morire.
Non vorresti condividere il mio fuoco?
Come può l’amore rendere questo mondo un campo minato di terreni proibiti?
Una mappa di pelle intoccabile e di desideri taciuti?
E l’amore era lì in vano, intenso e profondo ma segnato dal dolore.
Amando il puro e il sano, cercavo la dea senza macchia -per poi vederla tornare carne-
affamata sia per la purezza che per il peccato.
Sono sempre stata molto più umana di quanto avrei voluto essere,
ma c’è una logica in questo mondo, se loro la potessi vedere...
Qualcuno calmi questa fame (è nel mio sangue) che cresce sempre di più (martallante).
Io sto imparando, tu mi stai bruciando!
Questo non è ciò che avrei voluto essere, questo non è ciò che avrei voluto vedere.
E dopo tutto sono qua pronta a rialzarmi ancora
cercavo un amore che mi potesse far sentire libera,
ma poi si è dimostrato essere qualcosa che fa male dentro quando ci tocchiamo,
e così vado avanti, perdo la mia strada.
Smarrita, sto provando a non sentirmi incatenata,
a bruciare via questa sensazione di sentirmi fredda.
Vieni e annega con me, la risacca ci porterà via,
e vedrai che sono dipendente dalla mia onestà.
Credimi! Perché dopo tutto, il mio senso di verità mi ha portata già una volta qui,
ma ho perso il controllo e non so più se sono sincera con la mia anima.
Ho perso il controllo e non so se sono sincera del tutto.
Siamo sempre stati molto più umani di quanto avremmo voluto essere.
Tutti questi anni ad essere fedele a te, malgrado il desiderio che scorreva nelle mie vene.
E ho sempre cercato di calmare le cose -mandare giù, mandare giù-
“E solo un’altra piccola spina nella mia corona.”
Ma improvvisamente un giorno c’era semplicemente troppo sangue nei miei occhi,
e ho dovuto intraprendere questo viaggio sul sentiero del rimedio dei come e dei perché.
Noi siamo sempre stati molto più umani di quanto avremmo voluto essere.
Noi saremo sempre molto più umani di quanto vorremmo essere.
