~ ..la Volpe Funambola ammazzaprincipi.. ~
~ Fragile ~

"...Sometimes it feels it would be easier to fall
than to flutter in the air with these wings so weak and torn..."

Original Blog -> Nepenthe


- EviLfloWeR -

* photos on flickr *
Lunacy 2 - Lunacy 3 - Lunacy 4
Lunacy 5 - Lunacy 6 - Lunacy 7 - Lunacy 8
Lunacy Ph

"Do asilo dentro di me come a un nemico che temo d’offendere,
un cuore eccessivamente spontaneo
che sente tutto ciò che sogno come se fosse reale;
che accompagna col piede la melodia
delle canzoni che il mio pensiero canta,
tristi canzoni, come le strade strette quando piove.
"

- F. Pessoa -

~ REMEDY LANE ~

- We’re going nowhere...All the way to nowhere –



"Forse sono l’uomo con le leggendarie quattro mani
Per toccare, per curare, implorare e strangolare.
Ma io non so chi sono,
e tu ancora non sai chi sono..."

F. R.

mercoledì 30 dicembre 2020

Il passato è un buon rifugio...

 ...ma il futuro è l’unico posto dove possiamo andare.




"La confusione sta al trambusto
Come l'amore sta alla nostra devozione
Impercettibilmente grande, grande come l'oceano
E altrettanto difficile da controllare

Quindi metti in salvo le tue previsioni
E brucia le tue supposizioni
L'amore è attrito, maturo per il conforto
Infinite equazioni e persuasioni tirate
Le porte si aprono all'interpretazione

Aspettarsi la perfezione lascia molto da ignorare
Quando il passato è il presente e il futuro non c'è più
Quando ogni domani è lo stesso di prima

Più le cose si allentano, più ti fai rigido
Più le cose si allentano, più rigido
Nessun uomo può essere più grande della somma
Non è un pensiero negativo, sono positivo
Positivo, positivo

Cadere giù, non restare giù
Avresti potuto trattenermi, invece di buttarmi giù
Ad annegare nel fiume

Aspettarsi la perfezione lascia molto da sopportare
Quando il passato è il presente e il futuro non c'è più
Quando ogni domani è lo stesso di prima

I fogli coi numeri del calendario continuano a cadere per terra, 
siamo bloccati nelle nostre scatole
Le finestre non sono più aperte
A raccogliere non ti scordar di me
Senza ricordare a cosa servono
Amo i chiaroveggenti
Perché sono fuori dal mondo

Fatti da parte quando arriva lo spirito
Fatti da parte!"
Pearl Jam - Dance of the Clairvoyants






giovedì 15 ottobre 2020

Solitari Paradossi

 



“Inconsolabile”

 

Ecco, l’aveva trovata. Era esattamente la parola che cercava. Siccome sfogliare i libri alla rinfusa era stato totalmente inutile, decise di scriverlo su un pezzo di carta per vedere che aspetto avesse quella parola che aveva tanto inseguito. “Ha un’aria un po’ trasandata” - si disse, ma non era la situazione adatta per farci troppo caso.

 

<<Inconsolabile>>

 

Il secondo passo era pronunciarla. Lasciarla scivolare sulla punta della lingua, osservarla prendere corpo a contatto con l’ossigeno sottratto all’universo. Quella “s” sibilante un po’ la disturbava, ma una volta ancora decise che non fosse il caso di indugiare troppo sui dettagli.
In fin dei conti quella parola aveva avuto la decenza di presentarsi lì, alla soglia dei suoi pensieri, ed offrirle l’unico modo possibile per rispondere alla domanda delle domande.

 

<<Come ti senti?>>

 

Si rese conto di doverle essere grata, così si mise a ripeterla un paio di volte, per farle meglio prendere aria. Le sembrò quasi di vederla volteggiare libera, leggera. “Almeno lei” – (pensiero obbligato).

 

Il suo interlocutore in quel momento non se la stava passando granché bene: un grillo mezzo stecchito che non aveva avuto il coraggio di ammazzare del tutto. Una grottesca citazione kafkiana dovuta in realtà a semplice inadeguatezza. Si ripromise di finirlo non appena sarebbe uscita dalla vasca bollente. Per un attimo la domanda se definirsi tremendamente spietata, o invece empaticamente magnanima, riuscì a distrarla da peggiori pensieri.
Peccato che anche in quel caso non vi fosse realmente una buona risposta.
“Che a volte ne basterebbe una qualsiasi” - direbbe Baricco, ma quando ti sembrano tutte sbagliate non ti resta altro da fare che tornare al punto di partenza: “Inconsolabile”.

 

<<Sì, ma dov’è che l’avevo sentita? >>

<<Ti era piaciuta un sacco, volevi farla tua>>

 

Prima che anche quella epifania svanisse, lasciandola a faccia a faccia con il vuoto che aveva appena creato (una di quelle detonazioni che non si dimenticano, mica un vuoto qualsiasi), decise di fare un passo ulteriore, girando attorno a quella parola così calzante.

 

 <<I tuoi temporali inconsolabili>>

<<Bella. E’ una canzone?>>

 

Le venne voglia persino di sorridere, ma non era una canzone scritta a quello scopo. Si ricordò perfettamente di quella sera in cui l’aveva cercata, e mentre la musica faceva il suo corso, lei si era messa a leggere i commenti sotto al video, come suo solito.
Stilettate al cuore, una dopo l’altra. Un’amplificazione di dolore così vasta da infiltrarsi ovunque intorno, permeando ogni mezzo possibile di comunicazione.

 

<<I commenti, non puoi capire>>

<<Toccanti?>>

<<Devastanti.>>

 

Da non riuscire quasi più a sentire la canzone. Una di quelle cose che ti ricordi per forza, anche se ti scordi la parola giusta.

Pensò che dovesse essere una cosa bellissima, “tornare dall’estero” (perché di quello parlava la canzone). Nel proprio paese, a casa, da qualcuno. Ma quanto poteva farsi invalicabile lo spazio, se l’estero diventava una scelta di non restarsi più accanto?

 

Se quel grillo fosse stato ancora vivo, e magari magico e parlante, senza dubbio sarebbe stato d’accordo con lei. In una frazione di secondo si rese conto che parlare con sé stessa, pratica già perfettamente rodata negli anni precedenti, avrebbe assunto d’ora in poi tutto un altro significato.

 

<<Dovevi rispondere - sola –>>

<<Eppure mi sento inconsolabile>>

 

Senza alcun apparente nesso le venne in mente Adele H che scrive rannicchiata su sé stessa, alla ricerca della propria identità attraverso l’inchiostro.

 

<<Adesso non citerai Rilke vero?>>

<<Dovrei, è perfetto.>>

 

Non lo fece, ma solo perché nascere provvisoriamente da qualche parte, per poi ricomporre in sé stessi il luogo della propria origine e rinascervi, le sembrava ancora troppo lontano da quel buco nero in cui nuotava.

<<L’hai fatto lo stesso>>

<<Lo so. Ma dovevo. Così come dovevo uccidere una parte di me stasera.>>

<<Ottobre? Freddo gelido, pioggia e bufera? Davvero non potevi scegliere un altro giorno?>>

 

E come si fa a scegliere un giorno, una persona, una risposta? La verità sconcertante (o inconsolabile) era una sola: non lo sapeva.
E in quell’ignoranza dal peso tremendo stava affogando con le proprie mani una miriade di cose bellissime, che non sarebbero mai più tornate.

 

Si chiese se sarebbe stata ancora credibile, nel guardare il mondo con gli occhi della meraviglia. Così poche persone si erano rese conto che quella era disperazione.
Star continuamente sprofondando, lentamente, scivolando sulla fune invece che danzarvi, e in quell’inesorabile perdersi non aver altra soluzione che strappare brandelli alla vita. Come perle colorate e iridescenti, piene di cose stupende da vederci dentro.
Cose che esistono davvero. Che vederle è semplice, coglierle chiede un po’ di sforzo in più, ma tenerle strette, mentre si scivola giù con le mani piene di biglie, è veramente un gran casino.

 

<<Sì però… Questa non doveva essere una raccolta scritta di ritratti?>>

<<Certo.>>

<<Partire con un autoritratto non è troppo da egocentrici?>>

 

In quel momento capì, con una limpidezza disarmante, che non stava affatto parlando di sé. Che non sarebbe mai più stata sé stessa in quel modo.

 

<<Non è un autoritratto, è la descrizione dello sgabello, del cavalletto, dei colori poggiati su una tavolozza di legno consumata. E’ da qui che inizia tutto.>>

 

Iniziava esattamente lì dove qualcos’altro finiva. Si disse che le erano sempre piaciute le banalità poetiche. Ma accettando quel pensiero si ritrovò per un attimo in pace, e la pace sottendeva sempre alla tempesta.

 

Sapeva perfettamente dov’era, ma non dove stava andando. Nel cuore aveva un’immagine, fatta di molte altre immagini concentrate in una soltanto. Stelle sul soffitto, il profilo di una schiena possente nella penombra, il calore della pelle, la pace del respiro di chi dorme, il pensiero di essere al sicuro.
Non sarebbero state cose facili da scordare. Di quei pensieri che ti accompagnano quando credi di essere perduto, per ricordarti che qualche volta anche ai più stronzi viene concesso di essere felici.

 

<<La fregatura è che poi non dura.>>

<<Possibile, è per questo che dovremmo fare più ritratti. Dicono che quelli servano a sfidare il tempo.>>

 

Non sapeva assolutamente da dove iniziare, ma era certa di aver appena scritto l’unico incipit possibile.





E sempre, come un amuleto,
tengo i tuoi occhi nella tasca interna del giubbotto.
E tu tornerai dall'estero, forse tornerai dall'estero.


mercoledì 8 marzo 2017

Anesthesia




Like a flash of light in an endless night
Life is trapped between two black entities
'cause when you trust someone, illusion has begun
No way to prepare, impending despair

Did one say so cruel: "'Tis better to love than lose"
Ignorance is bliss - wish not knew your kiss
So many times been burned, this lesson goes unlearned
Remember desire only fuels the fire - liar

Betwixed birth and death, every breath regret
I pity the living, envy for the dead
Emotionally stunned, in defense, I'm numb
I'd rather not care than to be aware - be scared

I don't need love

Are a thousand tears worth a single smile?
When you give an inch, will they take a mile?
Longing for the past but dreading the future
If not being used, well then you're a user and a loser

World reknowned failure at both death and life
Given nothingness, purgatory blight
To run and hide, a cowardly procedure
Options exhausted, except for anesthesia 

...and I don't feel... Anything. 



* * *

Ricorrenze.
La voragine attende silenziosa. Oblio profondo, grida senza risposta.
La verità è che non c'è una ragione, non c'è mai stata.
Nessun filtro, oltre il punto di non ritorno.
Senza alcun ragionevole limite l'oscurità inghiotte i brandelli di ogni certezza.
Liar.
Non ho più paura. Non sento niente.

* * *



I Pain of Salvation sanno sempre come darmi la canzone giusta nel momento giusto.

I still smell of sweat
Still the scent of my giving in
Try to feel regret
But I want it to stay on my skin

I still fantasize
Close my eyes to be wrong again
Still those fuck-me eyes
As I'm licking the palm of my hand

How the hell am I supposed to keep myself
When you are so damn far away
And everything feels meaningless
And I am not mine

How the hell am I supposed to keep myself
When you are so damn far away
And everything feels meaningless
And I am not mine

I still smell of sex
Still her taste on my fingertips
Try to feel remorse
But it's hard with her wet on my lips

How the hell am I supposed to keep myself
When you are so damn far away
And everything feels meaningless
And I am not mine

How the hell am I supposed to keep myself
When you are so damn far away
And all I do seems meaningless
And I am not mine

I need something of my own
Something with a locked door
A room just for me alone
Something that I can control

I need something of my own
I need something cutting to the bone
I need something that is mine
If that must be guilt, then fine

(How the hell)
I wanted something nice, but fine
This guilt is a hole but it's mine
I wanted something nice
This guilt is a hole but it's mine!


domenica 21 agosto 2016

There is no one to blame...

...but me.

(Shamrain - To Leave)


Vorrei raccontarti di quando caddero le stelle e persi me stessa. Vorrei farti i vedere i sogni prendere la forma di una lucida follia senza ritorno. Vorrei spiegarti perché i desideri hanno la profondità di due occhi verdi che si perdono nella luce del tramonto, perché la voce di Mika Tauriainen suona come neve mai caduta in inverni dimenticati, perché le cose si rompono e non ce ne facciamo una ragione neanche dopo molti anni.

Vorrei poterti parlare dell'amore come nessuno lo ha fatto mai, descriverti la sua voce, il modo in cui mi guardava, le poesie meravigliose che ci siamo scritti, le tragedie che si sono consumate nella distanza infinita di una retta che collega infiniti punti, destinati a congiungersi senza futuro. 


Vorrei darti il mio cuore affinché tu possa vivere la favola come l'ho vissuta io, senza tramite di parole, giudizi, interpretazioni. Ma la verità è persa per sempre, sepolta sotto i cocci delle certezze infrante, e non c'è modo in cui io possa davvero raccontartela. 

Serbiamo tesori inestimabili di ricordi soltanto nostri, celati nelle profondità della memoria. Quelli di cui non parliamo mai, se non in qualche serata un po' alcolica, per metafore o allusioni, senza dire poi nulla, lasciando che le parole incespichino e si perdano nei discorsi di qualcun'altro che inevitabilmente ci parlerà sopra.

Vorrei che ci fosse un modo di raccontare la storia d'amore più bella che io abbia mai vissuto senza sentire il peso della colpa.



Vorrei che quel bracciale non si fosse mai rotto. Sette anni sono davvero tanti. Mi sono sempre chiesta come sarebbe successo, quando o perché. Immaginavo che avrei recepito una sorta di segno, così come è sempre stato con lui: un labirinto di coincidenze e magie difficili da spiegare.
Invece no...in una sera di fine estate, al ritorno dalle vacanze, a pochi giorni dall'acquisto della casa, in un periodo in cui tutto sembra cambiare eppure niente viene stravolto....*fran*. Rotto.


“A me m'ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, fran, cadono giù, come sassi. Nel silenzio più assoluto, con tutto immobile intorno, non una mosca che vola, e loro, fran. Non c'è una ragione. Perché proprio in quell'istante? Non si sa. Fran." (Baricco)

Sorrido al ricordo di quel giorno, al pretesto che ci ha portati ad avere quei due fili di stoffa e ad intrecciarli con le nostre mani, le nostre vite, i nostri desideri che avevano un destino già segnato.
Tanto più ci sentivamo fragili e senza futuro, tanto più era smisurata la bellezza effimera del nostro sogno.

Non sono mai guarita davvero. Ho perso tutto e avuto ogni cosa nello stesso istante.
Niente è più stato lo stesso nella mia vita. La purezza delle certezze, persa per sempre.



Ho una foto di quei giorni, e anche a distanza di tanto tempo mi trasmette intensamente la desolazione e la forza che ho provato in quei momenti. 
E' strano vedere la mia pelle ancora candida e quasi del tutto inviolata. Ma covavo nelle viscere tutto il nero che poi sarebbe trapelato, un po' per volta, lasciando le cicatrici che ora mi porto addosso sotto forma di inchiostro. 
E' iniziato tutto da lì, da un sogno, una spirale...una voragine.
My story to tell.

"We've come too far, not another day...no more 
there is no return, no words to explain
no excuses left to make, there is no one to blame
there is no one else to blame...but me."




mercoledì 27 luglio 2016

What the soul hides...

...ink tells.

Pensavo di scrivere un post sul mio ultimo tatuaggio, ma non lo farò. O forse centrerà anche lui, in qualche modo.

L'altra sera siamo passati in moto per il centro di Padova. Fa un caldo atroce in questi giorni, ma la brezza serale è un sollievo immenso per il motociclista. Ce la siamo presa con calma, passando per diverse strade e lasciando fluire i pensieri dopo una giornata lavorativa intensa come mille altre, tutte uguali. "Everyday is exactly the same..." - lo sa spiegare così bene Trent.
Ecco, mi sono già persa. Forse dovrei andare a morire sul divano guardando una sfilza di telefilm, o finire le millemila foto accumulate (sia stramaledetto il mio secondo lavoro) o  magari buttarmi a letto e riposare una buona volta gli occhi.
Invece no, starò qui a scrivere e contemporaneamente maledirmi mentalmente perché non ne sono più in grado, non come una volta.
Dicevo..

Passo per queste strade, con l'aria sul viso e la puzza di una città inquinata da fare schifo, e mi guardo intorno con la pacata rassegnazione di chi sa già che è cambiato tutto. Eppure ci sono cose che restano sempre uguali pur mutando leggermente aspetto, cose dall'essenza eterna, che si prestano così bene ai desideri della memoria.
Il Maldura è sprangato, visto l'orario, ma si erge splendido e maestoso...o forse è un po' in rovina? E' decadente, questa è la verità, ma io lo vedo monumentale e denso di significati. La statua di Petrarca è sempre lì, nella stessa maledetta posizione che se ora ci penso non la ricordo, ma vedendola potrei riconoscerla tra mille. L'inconscio ricorda a perfezione cose che la ragione offusca.

Su quei gradini ho lasciato così tanti pezzi di vita che vederli vuoti e macchiati da banali immondizie mi riempie l'anima di sconforto. Mi chiedo se odorino un po' anche di cipolla e di kebab, con tutti i pranzi consumati così, tra i libri dell'università e le chiacchiere fantasy.

Percorro le strade che ho fatto a piedi ogni stramaledetto giorno della mia vita per interminabili lunghissimi anni, ed immagino me stessa lì sul marciapiede, la borsa a tracolla pesante come un macigno per via dei libri, l'abbigliamento rigorosamente nero e un po' trasandato da brava nerd sfigata, il viso struccato e diafano, i capelli biondi.
Immagino di avvicinarmi a quella ragazza che non mi assomiglia e di sussurrarle all'orecchio. Vorrei dirle che tra dieci anni sarà tutto molto diverso, ma che lei sarà ancora lì, sulla stessa strada, e rincorrerà come perle preziose che cadono a vuoto in un precipizio tutti i ricordi più cari. I ricordi che per quella ragazza ora sono presente. 
Dovremmo sempre apprezzare di più il presente. Viverlo, spremerlo, buttarcelo addosso ed andarci in giro fieri come fosse la cosa più importante che abbiamo. Perché lo è davvero...importante. Ma soprattutto è insostituibile.

So perfettamente che non percorrerò mai più quella strada con gli stessi occhi e lo stesso cuore, potrei farla altre cento volte ma non sarà mai più lo stesso. Io non sono la stessa.
Vorrei dirle che è bella, che è speciale, e di smetterla di farsi paranoie e di starsene nel suo mondo convinta che verranno tempi migliori, tempi in cui si prenderà le sue rivincite e avrà modo di pensare più a vivere che a studiare. Vorrei urlarle di uscire, di fare cazzate, di ubriacarsi e di passare più tempo con quelle persone che ama. Ma lei non mi sente, ed io sono solo l'ombra dei desideri che un tempo ho avuto.
Vorrei dirle che si innamorerà ancora e che farà cazzate enormi. Ma che non guarderà più con la stessa meraviglia due occhi azzurri e non ci saranno altre favole su cui costruire assiomi e stelle vergini su cui trapiantare sogni. Vorrei poterle spiegare che nonostante tutto sarà forte, e che non smetterà di volare sempre più veloce di dove arrivano i suoi passi.

Se potesse sentirmi forse cambierebbe tutto, o magari no. 
Siamo in potenza un uragano di possibilità, ma preferiamo dormire tra la tempesta che è stata e quella che verrà.

Lo sapevo che alla fine il cerchio si sarebbe chiuso. E' così che funziona, è così che tutto acquista senso solo dopo molti anni, quando il pensiero abbraccia il senno di poi e la coscienza di sé traccia mappe chiaramente leggibili. 
Ma è sempre troppo tardi. Restano la nostalgia e la consapevolezza. Non ho certo imparato dai miei errori. Ma dormo in mezzo alla tempesta, e urlo verso la luna.




"Men with both roots and wings
they tie us down and ask us to leave
they are teachings unheard, they are bodies on smoke

Men with both roots and wings
at a singular voice we moan
our teachings mislead, our teachings like smoke

we sleep between the storm that was
and the wind which has to come



We've learnt to learn everywhere
and the very own nature has taught us to wait
difference does sound like sin, equality reliefs
and that fame rhymes with hate yet everything is fair
on the intervals of your death

misguided demons or forthcoming heroes
each one with an important name
nothing else than an important name.

Men with both roots and wings
at a certain time we are one
our little tricks, our innocence stubborn

Men with just little wings, men with just little minds
Men with just little eyes, men with just little deeds

sleeping between the storm that was
and the wind which fails to come (and finally)
blow us away."











mercoledì 30 dicembre 2015

Winter Sun

"I see a golden light shining far away,
I can't tell if I'll make it there someday"






The curse of Anubis



Live @ Venetia Pagana



A warm wind is whispering
words of tragedy and fear
it will talk to me in my dreams
deep within
I’ll put a spell on you
I will rule your weak mind



Fire, burn....Dead again.
Dust in my bones, hate fulfills my cursed soul


Nature blessed me with a gift
Cause I know the magic words
I dance the ancient melodies
and rituals 
I’ll put a spell on you

I will hide by your side



I’m sick of running away from you
The guilt is not mine
If I am special, if I’m strong
Fire…now will leave me free
Flames of doom

Ashes in the wild wind of fate


Fire, burn....Dead again.
Dust in my bones, hate fulfills my cursed soul






Live @ Il Blocco Music Hall



Live @ Winterstorm Fest