~ ..la Volpe Funambola ammazzaprincipi.. ~
~ Fragile ~

"...Sometimes it feels it would be easier to fall
than to flutter in the air with these wings so weak and torn..."

Original Blog -> Nepenthe


- EviLfloWeR -

* photos on flickr *
Lunacy 2 - Lunacy 3 - Lunacy 4
Lunacy 5 - Lunacy 6 - Lunacy 7 - Lunacy 8
Lunacy Ph

"Do asilo dentro di me come a un nemico che temo d’offendere,
un cuore eccessivamente spontaneo
che sente tutto ciò che sogno come se fosse reale;
che accompagna col piede la melodia
delle canzoni che il mio pensiero canta,
tristi canzoni, come le strade strette quando piove.
"

- F. Pessoa -

~ REMEDY LANE ~

- We’re going nowhere...All the way to nowhere –



"Forse sono l’uomo con le leggendarie quattro mani
Per toccare, per curare, implorare e strangolare.
Ma io non so chi sono,
e tu ancora non sai chi sono..."

F. R.

venerdì 25 novembre 2011

End of the Road




Quasi inevitabile che il pensiero sfiori per un attimo la melodia in chiusura del Funeral, qualche anno fa, troppi anni fa.
La fine di un percorso, di una vita, di un sogno, di una dipendenza.
L’inizio di tutto quello che dalle ceneri è riemerso, come braci sepolte ancora piene di potenzialità da dispiegare. La mia stella del nord e quella musica che rimane vicino al cuore.

Non riesco a quantificare le strade che ho percorso, perfino la via maestra è stata spesso variabile, infinitamente mutevole, non sempre tracciata con la decisione necessaria ad avanzare in una sola direzione.



My road salt. La mia vita, la mia salita impossibile verso chissà cosa.
La mia strada che di recente ha subito una svolta repentina, inaspettata, tragica a suo modo; ma segnata da orme in fila una dopo l’altra, senza tracce ricalpestate, senza indietreggiamenti.
La mia strada che insegue nuove stelle, ma che ha sbarrato le retrovie, scavato trincee e sepolto così tante cose che un tempo avrei definito nientemeno che “vitali”.
La mia strada che è sempre più piena di polvere, che sprofonda ai margini e si fa di continuo più sottile.
La mia strada che scompare nella nebbia se oso voltarmi indietro.




"Questa volta cercherò di non farmi male
Questa volta resterò intatto tra il dolore e la sporcizia
Questa volta, mi atterrò a quello che ho imparato
Questa volta volerò basso e non mi brucerò

Forse non è abbastanza
Forse questa volta è davvero troppo
Forse non sono forte
Forse questa volta la strada è troppo tortuosa
Proseguo a piedi, e mi siedo, mmh...



Ho camminato per tanti anni
Ho consumato tutti i miei stivali, ho pianto tutte le lacrime
Così ho lasciato il crocevia
E molte scelte bruciate nella mente

Forse non è abbastanza
Forse questa volta è davvero troppo
Forse non sono forte
Forse questa volta la strada è troppo tortuosa

Per portarmi a casa
Per portarmi a casa
Per portarmi a casa

Ma io continuo il cammino"


(Pain of Salvation – Road Salt)



I Pain of Salvation, il potere della musica. La capacità che può avere una canzone di incollarsi a pezzi di vita, di anticipare le intuizioni, di sublimare il sentire, di dare voce ai rumori che i miei passi hanno prodotto sul terreno percorrendo questa road salt.

La musica è una passione, e ognuno la vive come meglio crede. Così deve essere necessariamente, per qualcosa di tanto profondo e indescrivibile come lo è il vibrare dell’anima quando qualche nota, composta di alchimia perfetta, attraversa carne ed ossa.
Così deve essere perché così è sempre stato. Così l’ho vissuta, così l’ho amata.



Così voglio che sia, in quei rarissimi momenti della vita in cui tutto diventa sublime, solo per poco, solo per una sera. Fanatismo o passione? Credo in così poche cose, e ancora meno sono quelle a cui tengo realmente.
Toglietemi anche questo dalla vita, e le strade che avrò lasciato alle spalle diventeranno una frana inarrestabile che travolgerà tutto ciò che le ho costruito davanti.

Non mi piace fermarmi a pensare a quante cose ho perso volontariamente. Alle rinunce che ho fatto, a tutto quello che rilego in un angolo del mio dimenticatoio personale, per non dovermi accorgere che quell’angolo sta esplodendo da quanto è rigonfio.



Non voglio che mi si tolga anche questo. Sono stanca di morire ogni tanto un po’, nel silenzio indifferente di ciò che mi sta intorno.
Ma ieri ho capito che è inevitabile, che anche tutto questo non sarà mai più come prima, che troppe cose sono cambiate per permettermi ancora il lusso della felicità che i “miei” concerti mi davano.

Un’altra strada sbarrata. Un’altra fine.
Ingoio la delusione, seppellisco anche questa parte di me, e continuo a camminare.

E sono ancora viva. Solo un po’ meno di prima.





“Guariscimi adesso.
Rimuovi queste vecchie cicatrici dalla mia anima.
Guariscimi adesso.
Scardina questa pelle secca dalle mie ossa.

E anche se non posso dimenticare tutte le volte che ho pianto.
E anche se non posso perdonare tutte le volte che sono morto.
Sto guarendo adesso.
E ancora scalcio a pedate la polvere da questa strada.

E sono ancora vivo.
Solo un po’ meno di prima.

Guariscimi adesso.
E lava via queste vecchie impronte dalla mia strada.
Guariscimi adesso.
Questo prodigio è invecchiato camminando.

Sto guarendo adesso.
E sto cercando di trovare la mia strada verso casa.
E sono ancora vivo.

E ho giusto pensato che dovresti saperlo.
Che forse piangerò.
E forse morirò.
Ma per adesso sono ancora vivo.

Solo un po’ meno di prima.
Solo un po’ meno..
Solo un po’ meno di prima.”


(Pain of Salvation - Healing now)




Hope would fail me in the falling snow
And slake a wish inside

Friends would leave me in my darkest hour
Yet trust me with their lives

She would haunt my dreams and feed my demons
They tell me to go


Opeth - Nepenthe

Anesthesia

Rose appassite incantano il mio giardino e nella quiete scorgo facce vicine al sentiero. 
C'è un punto morto nel mio occhio, se ascolto bene di notte c'è qualcosa che sta venendo da me, come se qualcuno chiamasse il mio nome. 
Ma non m'importa di guardare da quella parte: fisso i miei occhi nella folla, e penso a quanto sarebbe strano girarmi intorno.


 "Come un lampo di luce in una notte senza fine.
La vita è intrappolata tra due entità nere.
Perchè quando ti fidi di qualcuno comincia l'illusione
non c'è modo di prepararsi, disperazione incombente.
Qualcuno disse crudelmente: “E' meglio amare e perdere”

L'ignoranza è beatitudine - vorrei non aver conosciuto il tuo bacio.
Così tante volte mi son bruciato, questa lezione continua a non esser appresa.
Ricorda che il desiderio alimenta solo il fuoco bugiardo.

Tra nascita e morte, ogni respiro si pente.
Provo pietà per chi vive, invidia per i morti.
Emozionalmente stordito, sulla difensiva, sono tramortito.
Preferisco allora non preoccuparmi di essere attento.
Essere spaventato.

Non ho bisogno di amore.

Mille lacrime valgono un singolo sorriso? 
Quando dai un dito, si prenderanno il braccio?
Desiderare ardentemente il passato ma temere il futuro.
Se non sei usato, beh allora sei chi usa e sei un perdente.

Il mondo riconosce il fallimento sia nella morte che nella vita.
Un nulla donato, avvizzimento del purgatorio.
Correre e nascondersi, una procedura cordarda.
Opzioni esaurite, eccetto per l'anestesia…l’anestesia.

Non sento niente.
Non sentirò niente."

Trololol!



Another red letter day
So the pound has dropped and the children are creating
The other half ran away



Taking all the cash and leaving you with the lumber
Got a pain in the chest
Doctors on strike what you need is a rest



It’s not easy love, but you’ve got friends you can trust
Friends will be friends
When you’re in need of love they give you care and attention



Friends will be friends
When you’re through with life and all hope is lost
Hold out your hand ’cos friends will be friends - right till the end



Now it’s a beautiful day
The postman delivered a letter from your lover
Only a ’phone call away



You tried to track him down but somebody stole his number
As a matter of fact
You’re getting used to life without him in your way



It’s so easy now, ’cos you got friends you can trust
Friends will be friends
When you’re in need of love they give you care and attention



Friends will be friends
When you’re through with life and all hope is lost
Hold out your hand ’cos friends will be friends - right till the end



It’s so easy now, ’cos you got friends you can trust
Friends will be friends
When you’re in need of love they give you care and attention



Friends will be friends
When you’re through with life and all hope is lost
Hold out your hand ’cos right till the end - friends will be friends


domenica 13 novembre 2011

Le Renard



Antoine De Saint-Exupéry: Lione, 1900-nel cielo di Francia, 1944.

Fin dal mio primo approccio con lo scrittore Antoine De Saint-Exupéry, romantico aviatore appassionato di volo, disegno e penna, della sua biografia mi aveva sempre colpito un elemento in particolare, la vaghezza del luogo della sua morte; qualunque testo aprissi su di lui trovavo, infatti, indicata la località in cui era nato, ma non quella in cui era morto.

E’ noto che Saint-Exe, come affettuosamente lo chiamano in Francia, scomparve durante una missione di guerra, ma ignote restano le cause; tra le tante ipotesi due le più attendibili: la prima è che sia stato abbattuto in volo da un aereo tedesco, la seconda, caldeggiata dallo scrittore Jules Roy nel suo libro " Passion et mort de Saint-Exupéry", sostiene che lo scrittore abbia deviato per vedere i luoghi della sua infanzia e sia precipitato in mare per un guasto al motore, mentre sfuggiva alla contraerea tedesca.



Qualunque delle due ipotesi fosse quella giusta, per me restava il fatto concreto della sua scomparsa in mare e la vaghezza del luogo della sparizione, da qualche parte, nel meraviglioso cielo della Francia, che si caricava d’un significato simbolico e misterioso che lo legava ancor di più alla sua creatura letteraria, al Piccolo principe proveniente da un mondo misterioso, un asteroide sconosciuto, verso il quale ritornerà, misteriosamente come ne è arrivato.

Ebbene, nell’estate del 2001, inaspettatamente, al largo di Marsiglia, insieme ad altri suoi effetti personali, il mare restituì parti del suo velivolo; finalmente si poteva, finalmente potevo, dare un nome al luogo della sua scomparsa: Marsiglia!

(...) il libro più famoso di Antoine De Saint-Exupéry, Il Piccolo Principe, autentico capolavoro, scritto da Saint-Exe non per l’amico divenuto adulto, come recita la dedica, ma per quando l’amico era ancora bambino, pubblicato per la prima volta nel 1943 e consacrato subito, anche dallo stesso scrittore, libro per l’infanzia, ed è in quest’ottica che è stato letto da intere generazioni di adolescenti, commentato in quasi tutte le scuole secondarie e tradotto in 103 lingue (c’è persino una traduzione recentissima in dialetto napoletano ed un’altra addirittura in "tifinagh", la lingua parlata dai Tuareg).



E’ una favola scritta per i bambini, perché, come dice l’autore, gli adulti vogliono vedere solo fatti certi e sicuri e, in un disegno loro sottoposto, in una forma che assomiglia ad un cappello, vedono solo il cappello, e non il boa che ha inghiottito l’elefante, una favola delicata e moderna dedicata ai grandi che sono stati bambini una volta e poi se ne sono dimenticati, scaturita dal bisogno dell’autore di esprimere poeticamente la necessità per l’umanità di riscoprire i sentimenti dell’amore e dell’amicizia (Create dei legami perché non esistono venditori di amici, Il Piccolo principe), che vanno coltivati, alimentati, nutriti, addomesticati, proprio come fa il Piccolo principe con la sua rosa, e la volpe col piccolo principe.

Nel libro lo scrittore descrive un ometto biondo, un minuscolo e candido bambino dai capelli d’oro e dalle guance del colore della porpora ( il "bambino del suo cuore", come amava definirlo, che spesso aveva disegnato fino a dargli poi l’immortalità rendendolo il protagonista, proveniente da B 612, un asteroide sconosciuto e lontanissimo dai quarantatrè tramonti, dal quale s’è allontanato per sfuggire ad una rosa di cui s’è innamorato), che si presenta al narratore in pieno deserto del Sahara, dov’è stato costretto ad atterrare per un guasto al motore del suo apparecchio.



Prima di approdare sulla Terra, il Piccolo principe ha molto vagato negli spazi e, di asteroide in asteroide, di pianeta in pianeta, di viaggio in viaggio, ha incontrato i mondi e i personaggi più disparati: un re senza corona e senza sudditi desideroso soltanto del comando, un vanitoso perso nella contemplazione di sé, un ubriaco che beve per dimenticare di essere un alcolizzato, un uomo d’affari occupato solo a calcolare all’infinito un infinito numero di stelle, un lampionaio che accende e spegne un unico fanale perché così gli è stato ordinato, ed infine un saggio, un geografo che gli consiglia di visitare il pianeta Terra, perché gode di una buona reputazione.

Ed è proprio sulla Terra che, dopo aver fatto numerosi incontri, alla ricerca di amici, avviene l’incontro più significativo, quello con la volpe.
La volpe gl’ insegna il significato che bisogna dare alla vita mediante i riti, talvolta trascurati o dimenticati, dell’amicizia e dell’amore, che consentono di "addomesticare", cioè di creare dei legami e quindi di conoscere realmente le cose, piano piano, giorno dopo giorno.



Alla fine dell’incontro, prima di congedarsi definitivamente, la volpe gli rivela il suo semplice segreto per cogliere "l’essenziale" delle cose:

<<Addio, disse la volpe. Ecco il mio segreto. E’ molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.>>
<<L’essenziale è invisibile agli occhi>> ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
<<E’ il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante.>>
<<E’ il tempo che ho perduto per la mia rosa>>…sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
<<Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa.>>
<<Io sono responsabile della mia rosa>>…ripeté il piccolo principe per ricordarselo.

Forse non tutti sanno che "Il Piccolo Principe" rappresentò per lo scrittore una sorta di prova d’amore per riconquistare la moglie, dopo un periodo di distacco durato cinque anni, nel quale aveva ripreso la sua vita da celibe, accordando alla donna libertà totale.
Dopo il periodo di ritrovato celibato, Saint-Exe ritornò da lei, e scrisse il libro.

Sotto il velo dell’allegoria, paragonandola alla rosa della storia, vanitosa, bugiarda, possessiva, tiranna e presuntuosa, volle dirle che, con tutti i suoi difetti, ella era diversa da tutte le altre e questa differenza risiedeva proprio nel fatto che lui l’aveva scelta tra tante, e che lei, a sua volta, era stata catturata da lui, scelta e, dunque, prescelta.

Qualunque siano le ragioni o le cause reali che hanno prodotto tale opera, la fiaba, che mescola elementi di fantasia e di parabola allegorica, intrisa com’è di simboli si presta a molteplici interpretazioni, ma forse il modo più bello di recepirla resta proprio quello di leggerla come una bella favola per bambini, guardando al Piccolo principe e alla volpe come personaggi da fiaba che, come in un apologo morale, hanno qualcosa da insegnare anche agli adulti.



Il Piccolo principe cerca gli uomini, cioè la legge per vivere nel mondo degli uomini, e la volpe, saggia e non astuta come nelle favole tradizionali, spiega il modo attraverso il quale è possibile la conoscenza, tramite "l’addomesticare"; certo, la conoscenza implicherà poi anche la sofferenza, ad esempio quella del distacco, ma varrà la pena soffrire se poi in cambio si guadagnerà "il colore del grano", vale a dire una nuova visione delle cose.

<<…I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell’oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano…>>

(Francesca Santucci)



In questo regno diviso tra tenebre e stelle, ammantato di nebbia e irradiato di sole, quanti uomini sanno contare, regnare, bere, vivere, amare?

Solo coloro che hanno imparato a trovare le tracce di una volpe sanno cosa significhi amare senza possedere, desiderare senza sacrificare.

E unicamente una volpe addomesticata può sorridere dei colori del grano, celando in quel sorriso il segreto di una felicità che non contempla più soltanto sé stessa.

La saggezza arriva alla fine di una strada tortuosa, nascendo da campi senza grano, e passando attraverso le vite di uomini piccoli quanto i loro minuscoli pianeti.

La saggezza arriva infine per la volpe, scorrendo lungo il dorso ammantato di soffice pelo rossiccio, mischiandosi al peso del dolore, dell’amore, di tutto il sentire che su quella fragile schiena si è accumulato.

La saggezza contempla l’amore, ma l’amore non contempla nient’altro che sé stesso e il suo esistere, in tutti i colori e le forme del grano, del cielo, delle stelle.
In tutti i nomi che, in suoni ogni volta diversi, richiamano un solo nome.
In ogni attesa, in ogni anelito, in tutta l’immensità del vento tra le spighe che nessuno possiede, ma che la volpe adesso può avere, ogni volta che lo desidera.


(Wra! )

sabato 12 novembre 2011

Controcorrente




“Lasciami andare,
lasciami andare.
Lasciami cercare le risposte che ho bisogno di conoscere.



Lasciami trovare una strada.
Lasciami andare via, attraverso la corrente.
Ti prego, lasciami andare.



Lasciami volare,
lasciami volare.
Lascia che io mi sollevi contro quel cielo di velluto cremisi.
Lasciami inseguire tutto,
rompere le mie ali e cadere..
probabilmente sopravvivere.
Quindi lasciami volare...
Lasciami volare.



Lasciami correre,
lasciami correre.
Lasciami cavalcare la cresta delle possibilità nel sole.
Tu sei sempre stata lì.
Ma potresti perdermi qui.
Ora amami se osi,
e lasciami correre.



Sono vivo e fedele al mio cuore ora. Sono me stesso.
Ma perché la verità deve sempre farmi morire?



Lascia che io mi rompa!
Lasciami sanguinare!
Lascia che io mi distrugga, ho bisogno di respirare!
Lascia che io mi perda!
Lasciami andare alla deriva!
Forse per procedere.
Solo, lasciami sanguinare!



Lascia che io mi svuoti!
Lasciami morire!
Lasciami frantumare le cose che amo, ho bisogno di piangere!
Lasciami bruciare tutto!
Lasciami cadere attraverso il fuoco che purifica!
Ora lasciami morire..
Lasciami morire.



Lasciami libero.
Lasciami sprofondare in questa notte nera di velluto.”

( Pain of Salvation – Undertow )




"E d’improvviso desiderai, desiderai, oh desiderai con tutta l’intensità di cui il mio cuore fu mai capace, desiderai essere non una delle due piccole mele del quadro, non una di quelle mele dipinte sul davanzale dipinto: già questo mi sembrava un destino eccessivo… No: diventare la morbida, piccola ombra poco appariscente di una di quelle mele – ecco il desiderio in cui si concentrava tutto il mio essere".

(Rainer Maria Rilke, Il testamento)

venerdì 11 novembre 2011

Light plays Bass


"La notte affina e rende più intense le sensazioni,
l’oscurità risveglia ed eccita l’immaginazione.
Silenziosamente i sensi abbandonano ogni resistenza.
Inutile resistere alle note che scrivo,
perché io compongo la musica della notte.



Lenta e dolce, la notte dispiega il suo splendore:
Afferrala, sentila, tenera e tremante.
Sentire è credere,
la musica inganna.
Forte come il fulmine, tenue come la luce di una candela.
Osi affidarti alla musica della notte?

Chiudi gli occhi, perché gli occhi dicono solo il vero,
e il vero non è quello che vuoi vedere.
Nel buio è più facile fingere
che le cose siano come dovrebbero essere.



Dolce, insinuante, la musica ti accarezza.
Ascolta, senti come s’impossessa di te in segreto.
Apri la tua mente, libera la tua fantasia,
in questa oscurità che sai di non poter combattere.
L’oscurità della musica della notte.



Chiudi gli occhi e inizia il tuo viaggio
in un mondo nuovo e inaspettato.
Lascia ogni pensiero del tuo vecchio mondo.
Chiudi gli occhi e lascia che la musica ti liberi.
Solo allora potrai appartenermi.



Galleggiando, cadendo, dolce intossicazione.
Lascia che il sogno inizi,
lascia che il tuo lato oscuro si arrenda
al potere della musica che scrivo.
Il potere della musica della notte.

Tu ed io possiamo far prendere il volo alla mia canzone.
Aiutami a comporre la musica della notte.




“La musica oltrepassa le idee, è del tutto indipendente anche dal mondo fenomenico, semplicemente lo ignora, e in un certo modo potrebbe continuare ad esistere anche se il mondo non esistesse piú: cosa che non si può dire delle altre arti.



La musica è infatti oggettivazione e immagine dell’intera volontà, tanto immediata quanto il mondo, anzi, quanto le idee, la cui pluralità fenomenica costituisce il mondo degli oggetti particolari.
La musica, dunque, non è affatto, come le altre arti, l’immagine delle idee, ma è invece immagine della volontà stessa, della quale anche le idee sono oggettività: perciò l’effetto della musica è tanto piú potente e penetrante di quello delle altre arti: perché queste esprimono solo l’ombra, mentre essa esprime l’essenza.(…)



La musica esprime, con un linguaggio universalissimo, l’intima essenza, l’in sé del mondo, che noi, partendo dalla sua piú limpida manifestazione, pensiamo attraverso il concetto di volontà, e l’esprime in una materia particolare, cioè con semplici suoni e con la massima determinatezza e verità; del resto, secondo il mio punto di vista, che mi sforzo di dimostrare, la filosofia non è nient’altro se non una completa ed esatta riproduzione ed espressione dell’essenza del mondo, in concetti molto generali, che soli consentono una visione, in ogni senso sufficiente e applicabile, di tutta quell’essenza;



chi pertanto mi ha seguito ed è penetrato nel mio pensiero, non troverà tanto paradossale, se affermo che, ammesso che si potesse dare una spiegazione della musica, completamente esatta, compiuta e particolareggiata, riprodurre cioè esattamente in concetti ciò che essa esprime, questa sarebbe senz’altro una sufficiente riproduzione e spiegazione del mondo in concetti, oppure qualcosa del tutto simile, e sarebbe cosí la vera filosofia.



(…) La musica è la vera lingua universale che viene compresa ovunque.
Essa non parla di cose, ma soltanto di gioia e di dolore, che sono le uniche realtà
per la volontà: perciò essa parla così intensamente al cuore, mentre
nulla ha da dire direttamente alla testa.”


(A. Schopenauer - Il mondo come volontà e rappresentazione)




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