Romantico, poetico, unidirezionale.
Mi impegno a non volere lo stesso da te.
E’ questa l’affermazione più grande che potrò mai fare.
E non è romantica neanche un po’, ma mi permette di vivere.
Perché non voglio che la spirale mi inghiotta, non voglio camminare in circoli e accorgermi che tutto ritorna uguale a sé stesso, proiettato ogni volta un gradino più in basso. Non voglio continuare a fare gli stessi errori, e se devo farli voglio poterli scegliere.
Cambiano le persone, le voci, gli sguardi, ma se fisso il centro della spirale, giù in basso, quello che mi grida è che non è cambiato niente, e che lei è lì che mi aspetta, che tanto non ne uscirò mai.
Non puoi prenderti cura di me, non puoi stringermi se piango. Non puoi, e lo voglio accettare.
Suona male come dichiarazione d’amore, eppure so con sicurezza che è questo l’ultimo ostacolo da superare, solo questo potrà rendermi felice.
Puoi svegliarmi con un sorriso e poi farmi sentire in colpa se quando sono ferita cerco di difendermi, ma la sostanza non cambierà mai.
Mi accorgo che ingoio ancora, anche se ho imparato a non farlo più stando zitta, anche se mi convinco che basti dirlo per sputare fuori tutto il veleno.
Invece i residui rimangono, si accumulano negli spazi inutili, mentre io mando giù e calcio i rifiuti verso il fondo, lì dove si perde il buio denso della mia voragine.
Quella che per metà ho riempito, con recuperi di fortuna e tante nuove illusioni, tutte specchianti e limpide, tutte incredibilmente efficaci nel loro compito di deviare luci e colori in modo da farli sembrare reali.
Mi impegno a prendermi cura di me.
« ... ciò che infine ci custodisce è il nostro esser - senza - protezione... »
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