~ ..la Volpe Funambola ammazzaprincipi.. ~
~ Fragile ~

"...Sometimes it feels it would be easier to fall
than to flutter in the air with these wings so weak and torn..."

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- EviLfloWeR -

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Lunacy Ph

"Do asilo dentro di me come a un nemico che temo d’offendere,
un cuore eccessivamente spontaneo
che sente tutto ciò che sogno come se fosse reale;
che accompagna col piede la melodia
delle canzoni che il mio pensiero canta,
tristi canzoni, come le strade strette quando piove.
"

- F. Pessoa -

~ REMEDY LANE ~

- We’re going nowhere...All the way to nowhere –



"Forse sono l’uomo con le leggendarie quattro mani
Per toccare, per curare, implorare e strangolare.
Ma io non so chi sono,
e tu ancora non sai chi sono..."

F. R.

venerdì 12 agosto 2011

Labyrinth





"Proprio come una spia attraverso fumo e luci
Sono fuggita dalla porta di servizio del mondo
Ed ho visto le cose diventare più piccole
La paura come pure la tentazione

Ora ogni cosa è un’immagine riflessa
Mentre mi faccio strada attraverso questo labirinto

Ed il mio senso dell’orientamento
Si è perso come il suono dei miei passi
Si è perso come il suono dei miei passi

Profumo di fiori secchi
E sto camminando attraverso la nebbia
Sto camminando attraverso la nebbia
Profumo di fiori secchi
E sto camminando attraverso la nebbia
Sto camminando attraverso la nebbia.





Vedo i miei ricordi in bianco e nero
Sono trascurati dallo spazio e dal tempo
Ho messo via tutti i miei giorni in scatole
Ho lasciato i miei desideri così lontani
Scopro che la mia sola salvezza
È giocare a nascondino in questo labirinto

Oh, la mia… la mia capacità di comunicare con gli altri
Si è persa come il suono dei miei passi

Profumo di fiori secchi
E sto camminando attraverso la nebbia

Parole, suoni, musica e giro vorticosamente dentro
Parole, suoni, musica e giro vorticosamente fuori

Voglio rimanere qui
Perché sto aspettando la pioggia
E voglio che lavi via
Ogni cosa, ogni cosa, ogni cosa…

Profumo di fiori secchi
E sto camminando attraverso la nebbia

Possiamo trovare una via di uscita
camminando.
"

(Elisa – Labyrinth)





C’è stato un tempo in cui non conoscevo la voragine. Lei stava lì, silenziosa, sospesa nell’indistinto fluire dell’esistenza che cerca di scorrere lenta tra rassicuranti sentieri.

Forse simile a una trappola, o a un dirupo al limitare della valle celato dalla foschia mattutina che attarda il risveglio.
Forse più affine all’incubo che giunge a turbare i sogni per non permettere che s’innalzino mai troppo oltre le nuvole. Sì, lei era lì, e non ne dava segno.





Non un passo falso né una rotta sbagliata posso biasimare, se d’un tratto l’ho trovata lì: davanti all’ultimo mio passo, e nell’istante di un lieve franare oltre l’orlo dell’indicibile, ho concepito tutto quello che avevo sempre ignorato.

Non c’è nemmeno posto per la paura quando si fissa il buio più totale. C’è solo quel risucchio senza fondo che si spinge vorticando verso l’ignoto indecifrabile, e quel piccolo barlume di volontà che guida i passi a scansarsi debolmente di lato.
E’ una spirale che costeggia il vuoto, una marionetta che cammina in circoli.
Ma l’orlo a volte è così vicino che sembra quasi meraviglioso il paradosso di poter decidere se cadere.





Vuoto e oscurità infiniti, come lavagne scure sulle quali dipingere il seme della follia che cresce libero e incontrollato. E dolore che non fa male, o forse soltanto il dramma dell’esistere che si dispiega innanzi agli occhi nella sua cruda realtà.

A nessuno piace trovare la sua voragine, eppure lei sopravvive immota, senza colpe e senza ragioni, come il cattivo nelle favole che da bambini ci fa arrabbiare perché vorremmo che i personaggi non lo incontrassero mai.

Così è arrivato il tempo del vortice, della danza scomposta tesa ad avanzare incespicando lungo il bordo di un buco nero. Ma non c’è libertà nel lasciarsi soggiogare, non c’è dignità nel girare attorno ai propri incubi tentando di relegarli in soffitte sempre troppo strette.





E’ allora che ho capito perché bisogna essere funamboli. E l’ho capito sulla mia pelle.
Niente più circoli che affondano verso l’abisso, ma una corda tesa dritta avanti, sottile e fragile, che si erge maestosa sopra l’ignoto.
Il tempo di Neve.

Non vedo mai dove la fune termina, ma avanzo imperterrita, sospesa al di sopra di quella voragine, decisa a temerla, sfidarla, amarla.
Quante energie perse a scappare, a serrare gli occhi per non vedere, a tentare con codardia di aggirare un ostacolo che non si sposterà mai? La fune annulla ogni cosa e traccia vie nuove, anche se il prezzo da pagare è una ricerca d’equilibrio che non può arrestarsi mai.





Funambola per scelta, vedo ancora la mia voragine, ma la fisso dritta negli occhi e la calpesto, lasciandole il desiderio di potermi avere un giorno, quando l’equilibrio verrà meno, o qualcos’altro attenterà a quel filo labile che si erge come mia salvezza.

La voragine, la vedo allungarsi verso di me di tanto in tanto, protendere le sue ali nere e fumose verso l’azzurro del cielo che potrebbe forse annientarla se solo la sua luce non fosse così distante.
Ma finché avrò forza per danzare in equilibrio sulla vita, non temo il sublime attimo della caduta, che pure in un istante indefinito nell’immensità del tempo attende.





Quel che solo a fatica posso spiegare è come a volte io riesca a scorgere cose meravigliose in quell’oscurità. Vedo fiaccole che tremano fragili sfidando il buio, e scorgo specchi incrostati di sangue che si infrangono non appena qualche immagine felice li attraversa.

Vedo il riflesso dei miei desideri e prendo coscienza che è lì che stanno, proprio lì sotto dove più temo di dovermi spingere. Giacciono assopiti sotto la polvere di tante illusioni frantumate: tutti fantocci di sogni fasulli, che non hanno mai avuto la forza di attingere al più puro desiderio.
E’ così che capisco con una semplicità disarmante, ogni volta che mi perdo nel labirinto dei suoi occhi, che l’unico modo per rincorrere i miei sogni è tuffarmi nella voragine, annegare nella tormenta che impazza tra due cuori troppo carichi di vita che d’improvviso si scontrano.





E’ così che attraverso di lui forse sto imparando un’altra via oltre la fune.
E’ così che forse è giunto un nuovo tempo che ancora non conosco.

So chi sono stata, ma non conosco ciò che sto divenendo, e come la marea il mio cuore segue impetuoso i cambiamenti dettati dalla luna distante.
Ma forse nemmeno della luna ho più davvero bisogno, perché non è mai notte quando vedo il suo volto, e non è nemmeno giorno, non c’è nessun bosco solitario né alcuna ombra sul sentiero: lui è l’intero mondo ed è lì a guardarmi, cancellando in un solo istante tutto ciò che sta all’infuori di noi due.
Non c’è null’altro al mondo in grado di possedermi così totalmente, in un solo attimo, di rapire la mia mente e sollevarla verso un paradiso fatto solo di noi due.





E’ l’oceano intero che vedo nei suoi occhi, ed è immenso, profondo e inquieto, ma con disarmante naturalezza sa trasformarsi in specchio nel quale rimirare il mio cuore, sparso in immagini frammentate in balia delle onde.
E’ veleno che stillano i suoi occhi, quel veleno al quale corrono a dissetarsi i miei sogni, ed è incanto la sua voce, quel suono profondo che mi fa vacillare e mi spinge alle rive della più viziata ebbrezza.





A volte troppo banalmente ammettiamo di cambiare, ma se lui non è più la stessa persona che era, anch’io non sono più soltanto io se non riesco a spiegare me stessa e la mia vita prescindendo da lui.
E’ come se si fosse infilato sotto la mia pelle e mi scorresse nelle vene, come sangue estraneo che ho fatto mio, o come veleno al quale ho acconsentito di assuefarmi lentamente.

Non voglio fermarmi a guardare indietro, né costringere me stessa a tirare le somme di scelte che ho fatto volendole pienamente, perché finché ci saranno le mie convinzioni a sostenermi non mi importa cosa lascio per strada, ma soltanto cosa riesco a raggiungere, rincorrendoci attraverso cunicoli che non sapremo mai dove portano.





Come una stella cadente vorrei continuare a bruciare nel cielo, seguendo un cammino impossibile da arrestare, lasciandomi alle spalle soltanto una scia di frammenti argentati perduti.
Se potessi prevedere la linea labile di quella scia, sono certa che punterebbe dritta laggiù, verso la voragine.

Ma è un tempo nuovo, e niente ancora conosco, anche se tutto percepisco.
Tutto di lui, l’unica cosa che ora mi importa.




...per il mio Desiderio.

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