~ ..la Volpe Funambola ammazzaprincipi.. ~
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"...Sometimes it feels it would be easier to fall
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Lunacy Ph

"Do asilo dentro di me come a un nemico che temo d’offendere,
un cuore eccessivamente spontaneo
che sente tutto ciò che sogno come se fosse reale;
che accompagna col piede la melodia
delle canzoni che il mio pensiero canta,
tristi canzoni, come le strade strette quando piove.
"

- F. Pessoa -

~ REMEDY LANE ~

- We’re going nowhere...All the way to nowhere –



"Forse sono l’uomo con le leggendarie quattro mani
Per toccare, per curare, implorare e strangolare.
Ma io non so chi sono,
e tu ancora non sai chi sono..."

F. R.

giovedì 5 gennaio 2012

Written in the stars (Together we will live forever)



Girovagando alla ricerca di opinioni sul film, mi sono imbattuta in una recensione della colonna sonora che mi ha fatto parecchio sorridere. Trovandomi piuttosto d’accordo con l’autore, non posso non riportarla:

-.-.-.-

Non amo le colonne sonore. Le vedo come musica “derivata”. Melodie prestate ad immagini. Musica che si concede (puttana!) al fratello maggiore visivo e luminoso. Come se non fosse vera musica. Insomma, non amo le colonne sonore. Sono nate in funzione di altro. Girano intorno ad uno stesso tema. Si, ok. Ci sono cose notevoli. Quando ascolti la colonna sonora e rivivi il film. Vangelis e “Blade Runner”. Vangelis e “Momenti di Gloria”. Ma ricordavo il film. Un bel Film con un bell’accompagnamento. Nessuna vita propria.
Punto.

Clint Mansell è un musicista che scrive colonne sonore. Bella sfiga. Ha iniziato con un gruppetto diciamo Rock. Si sono sciolti subito (1996). Poi lo chiama l’amico Darren Aronofsky. Si. Quello di The Wrestler. Anche se non è per quello che lo si dovrebbe ricordare. Sono Requem for a Dream e π - Il teorema del delirio i suoi capolavori. Comunque. Gusti personali.

Insomma Darren gli fà: “Clint, perchè non mi scrivi la colonna sonora del mio debutto?”. Fatto. Poi Darren (e Clint) ci prendono gusto ed eccoli ancora insieme per Requem For a Dream. E lì Clint scodella “Lux Aeterna”. Bum. Ma non di poco. BUM BUM. Alla seconda prova uno che se ne esce con una delle canzoni più usate come basi di trailer (Sunshine, Il Signore degli Anelli: Le due Torri, Il codice da Vinci, 300, Babylon A.D.,Hitman, ecc) ed una delle canzoni più epiche e maestose degli ultimi anni, beh, come minimo non è uno scarso. Direi proprio di no. (direi anche) Cazzo. Comunque è sempre una colonna sonora con un grandissimo pezzo. Ma sempre di colonna sonora di parla.
Ah, se non conoscete Lux Aeterna. Vergognatevi.

Insomma, come al solito mi dilungo. Dicevo del mio disamore verso le colonne sonore. Clint Mansell invece ci va matto. Ne fa un botto. Ma ecco che torna il suo (vecchio) amico Darren. Si riuniscono per l’ennesimo film di quest’ultimo. The Fountain. Clint decide di omaggiare il suo amico regista facendo le cose in grande. Chiama i Mogwai. Chiama i Kronos Quartet. Mica i primi due che passavano di li. Mica due qualsiasi. Mogwai e Kronos Quartet. Se non sapete chi sono, beh, bah, mah.

Ne parlano cosi cosi (del Film). Non lo vedo (pazienza). Ma Clint. Ma i Kronos Quartet. Ma i Mogwai. Insieme. Insomma. Stuzzica la cosa. Ascolto la colonna sonora. Ascolto “The Last Man” . Pianoforte (Clint). Viola, Violini, Violoncello (Kronos Quartet). Lunga e struggente. Non male, davvero non male. In “Holy Dread” e nella successiva/correlata “Three of Life” finalmente si sentono anche (schitarrare) i Mogwai. Splendido crescendo nel finale. Gran pezzo anche questo. Ma vuoi vedere che riesco a reggere tutta la colonna sonora?

Ma va là, è una colonna sonora ed io non ho neanche visto il Film. Come potrebbe piacermi? Poi c’è “Stay with Me”. Intro di violini. Poi entra il Piano. (E) mi si blocca il respiro. Una cosa pazzesca. Una cosa che lascia senza parole. Che trafigge l’anima (ne avrò una di carta pesta, che vi devo dire).
Una cosa che ti fa dire che le colonne non sono male. Ma la verità è che questa non è una colonna sonora. Si. Ok. C’è il tema ricorrente (come ogni colonna sonora). Ma c’è anche “Death Is The Road To Awe” che è una piccola “Lux Aeterna”. “Death Is The Road To Awe” con quei suoi cazzo di crescendo. Con i singoli strumenti che si sommano mano mano. Attimo dopo attimo. E quelle batteria (Mogwai) che scandisce il tempo. Magnificamente. Fino al coro finale sceso dal cielo che incorona la chiusura del pezzo. E che dire di “Together We Will Live Forever” (pezzo finale) che già dal titolo sai che non sarà cosi (che insieme vivremo in eterno) è quindi giù di fazzolettini?

Insomma, io il film non l’ho visto. Ma The Fountain è un album che ho ascoltato all’infinito. Un album, capito?
Ah!

Death Is A Disease.
Death Is The Road To Awe.
Punto.

-.-.-.-

Come non quotarlo? Anche se ammetto di non conoscere i Mogwai e i Kronos Quartet, quindi provvederò a cospargermi il capo di ceneri!

Dicevo, la recensione mi fa sorridere. Non tanto per l’ironia del tizio, quanto perché anch’io ho ascoltato decine di volte la colonna sonora, per anni, senza mai decidermi a guardare il film.

Dev’essere perché mi piaceva così tanto, e mi toccava così profondamente, che temevo che il film al confronto mi avrebbe deluso.
Una musica riesce ad essere molto più diretta di quanto possa esserlo un film, soprattutto se non è nato dalla mente di qualche genio visionario che abbia realmente capito cosa voglia dire comunicare per immagini.
Sono esigente in ambito cinematografico, e anche se mi adeguo a vedere di tutto, riesco ad apprezzare realmente solo pochissime cose.

Aronofsky mi piace, da impazzire. Così le aspettative erano raddoppiate…e The Fountain restava a vegetare, in attesa.

Non pensavo di poterlo dire un giorno, ma l’attesa è stata ripagata. Infine l’ho visto, ed è stato intenso, struggente, completo.
La ridondanza di immagini e l’eccesso di magia senza logica che permea tutto il film è assolutamente necessaria, e non per stordire lo spettatore o dimostrare un qualche talento registico, ma perché è l’unico modo di restituire la sensazione del mistero della vita.


“..la potenza delle immagini (come in Requiem For A Dream) serve a creare quella angoscia di fondo nello spettatore, che produce la condizione iniziale per poter vedere un film di Aronofsky: la completa disposizione ad assorbire il messaggio visivo. Durante la proiezione il senso d’angoscia costringe ad assimilare tutte le immagini senza elaborazioni a priori, trasformando la visione da una semplice analisi ad una esperienza emotiva. In The Fountain il senso di misticità che permea il film crea questo rapporto di dipendenza in maniera tale da permettere allo spettatore di vivere il film nella maniera corretta, cioè avvertendo dentro di se quella sorta di stupore/angoscia/paura esistenzialista che si prova nel ragionare sulla vita e sulla morte.”


Sprecare ulteriori parole sarebbe un delitto, toglierebbe al mezzo visivo la potenza che gli compete, e che si fa prorompente in mano a registi come questi, che non hanno nulla da elemosinare ad altre arti parallele.
Al contrario, immagini e musica creano un connubio spettacolare, e mi chiedo se anche il film visto senza colonna sonora riuscirebbe ad essere meraviglioso come lo è quest’ultima, di per sé.






(Clint Mansell – Together we will live forever)

“Per tutta la vita combattiamo per essere completi, per raggiungere uno stato di grazia. Pochi ci riescono, molti arrivano al momento della morte scalciando e strillando così come sono venuti al mondo.”

“Questi sono tempi bui, ma ogni ombra per quanto profonda è minacciata dalla luce del mattino.”


Mi piaceva il titolo, quando l’ho scelta. E mi piaceva il modo in cui riusciva a farmi emozionare imponendosi alla mia mente e al mio cuore senza alcun corollario, senza immagini, parole o motivazioni.
Soltanto una musica completa in sé. Bellissima.

Non sapevo nemmeno che, come nel film, quel “forever” nella realtà sarebbe stato impossibile.
E non sapevo neppure che anche nel film ci fosse una storia partorita dall’immaginazione, un amore troppo esigente, una morte già celata nelle stesse parole “together…forever..”

Non sapevo che anche l’amore della mia fantasia avrebbe trovato presto la fine, e che sarebbe stato sepolto per permettere a nuova vita di fiorire, in forma diversa, nella realtà.

E’ stato un viaggio strano, al confine tra mondi troppo diversi, in un limbo malato, sospeso tra sogno e realtà.
E’ stato un cammino privo di logica ma pieno di sensazioni intense, di pugni sullo stomaco forti come i turbini di immagini oniriche del film.
E il viaggio mi ha portato infine all’accettazione, alla rinuncia, a fare pace col tutto. Proprio come il protagonista del film.

Dal seme piantato sulla tomba dei miei sogni infranti è nato un albero nuovo, magnifico.
Le stelle sarebbero dovute morire prima o poi, ma la nuova vita che ora possiedo ripaga ogni perdita.

Nonostante tutto, mi piace figurare nella mia mente un cambio di scena repentino, l’obiettivo che torna a osservare una dimensione temporale diversa, surreale, e un fermo immagine su due figure abbracciate nella neve, sotto le stelle. Loro sì…loro possono vivere per sempre.




***

Rivedo i boschi del nord, gli alberi maestosi tesi verso un cielo limpido, mio padre che taglia la legna e i primi fiocchi di neve che scendono come una lieve poesia a baciare la terra scura.
Mi sembra di poter sentire ancora il canto lontano degli uccelli che iniziano a migrare, e la melodia dolce dello scorrere del fiume Neverwinter.
Chiudo gli occhi per fermarne l’immagine così nitida e mi concentro sugli odori: la terra bagnata, il legno che brucia nel camino, e il profumo intenso delle tisane che preparava Sheela per mio padre la sera quando rincasava dal lavoro.
Una sensazione di pace e una sinfonia solitaria di bellezza perduta.

Riapro gli occhi, ed ombre lunghe e silenziose si estendono ad avvolgere in una morsa di rimpianto quei ricordi così puri e candidi come la neve.
D’improvviso l’acqua riversa il suo abbraccio attorno alla roccia, e la decadenza gocciola dall’inquieto vuoto dove il ghiaccio si forma, dove la vita finisce. La roccia viene inghiottita dal flusso cremisi, e la marea rossa scorre al di là dell’eburnea ferita, in una danza contorta.
Il mio sacrificio si perde in questo fiume di ricordi: un’onda violenta e impetuosa per porre fine al tempo.
Uccelli rossi fuggono dalle mie ferite e ritornano come neve cadente per spazzare il paesaggio, un vento tormentato solca le terre deserte, e l’amara nevicata diviene solo un’ode infinita al silenzio.


Nel blu del cielo di mezzanotte un’ombra mi insegue e mi inebria, riemergendo dal buio di un vuoto perpetrato senza colpa, tornando ad invadermi l’anima e il cuore con la violenza di un uragano al quale non voglio sottrarmi.
Il nostro paradiso è a portata di mano, quello in cui mi trascina senza chiedermelo, bruciando le mie ali di carta fino al punto di non ritorno, fino a divorarmi il cuore solo per poi ricominciare ancora e ancora in una corsa senza fine.


E ora che so che mi ha mentito, che dietro quel silenzio c’erano scheletri di un passato mai dimenticato, come posso fidarmi ancora con la leggerezza e il candore di una stupida ragazzina illusa?
Come posso ingoiare questo senso di infinita tristezza per le promesse tradite?
Come faccio a conciliare le stelle con questi macigni che mi ritrovo tra le mani, se non ho più nemmeno l’innocenza della sognatrice che ero?

Il suo chiaro sorriso incantato, che abita i miei pensieri anche in questo istante, riemergendo dai sogni che mi parlano di lui, mi riporta adesso al giorno in cui ho imparato che nulla è per sempre, e che la buona volontà mascherata di sorrisi è solo un altro imbroglio dei suoi.
Posso lasciar passare tempo e tempo ancora, ma ho la sensazione di aver perso qualcosa, e non riesco a comprendere il significato delle mie convinzioni interiori, alterate da tutto quello che mi è passato addosso.
Dovrei saperlo che il tempo consuma la gioia quotidiana, che non resiste fino al giorno dopo. E allora cosa mi resta?
Verso il cielo cerco la mia dimensione, e pietra dopo pietra continuerò a costruire il mio rifugio, perché tutta la mia devozione possa trovare un luogo sicuro nel quale cadere ogni volta che il cielo mi lascerà precipitare.

E’ semplicemente troppo arduo soffiar via tutti questi frammenti di stella. Vorrei poter volare via, lontano, in un luogo d’incanto dove ancora poterti sentire completamente mio. Vorrei credere ancora alla luce nei tuoi occhi, alla scintilla di sogni senza fine, ma il desiderio che mi striscia dentro mi fa recedere e nascondere, per cercare rifugio in una forza interiore che non mi farà smarrire.
Cercavo una ragione e la mia strada nella luce, ma ho perso la via delle favole, e migliaia di ricordi dimenticati rimangono scolpiti sulla pietra: simboli della mia fanciullezza perduta.
Nel vento adesso fluttua un sogno, e centinaia delle mie promesse e giuramenti spezzati, portati via dalla corrente, artefatti di quel che un tempo ero.

Leggo i segni nelle stelle, interpreto scritte lasciate da scie argentate, e il vento notturno ulula la sua litania, cantando alla notte la favola dei buoni propositi traditi.
Potrebbe essere la più spietata o la più dolce di tutte le notti, invece è solo un momento che si prolunga nel chiarore del suo pallido sorriso.
Mentre i fiocchi silenziosamente cadono, resta solo un ricordo lontano di cose non fatte, un ritorno all’Innocenza, un viaggio indietro nel Tempo, quando ogni cosa sembrava chiara e pura.



(Memorie di Liv Moonshadow, oracolo di Selune) 

***

- Sono immersa nella luce del mattino. -

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