~ ..la Volpe Funambola ammazzaprincipi.. ~
~ Fragile ~

"...Sometimes it feels it would be easier to fall
than to flutter in the air with these wings so weak and torn..."

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Lunacy Ph

"Do asilo dentro di me come a un nemico che temo d’offendere,
un cuore eccessivamente spontaneo
che sente tutto ciò che sogno come se fosse reale;
che accompagna col piede la melodia
delle canzoni che il mio pensiero canta,
tristi canzoni, come le strade strette quando piove.
"

- F. Pessoa -

~ REMEDY LANE ~

- We’re going nowhere...All the way to nowhere –



"Forse sono l’uomo con le leggendarie quattro mani
Per toccare, per curare, implorare e strangolare.
Ma io non so chi sono,
e tu ancora non sai chi sono..."

F. R.

mercoledì 11 luglio 2012

Attraverso gli occhi di chi?

(A quanto pare la giuria non ha apprezzato, quindi lascio una traccia qui, dove le parole a volte bastano a dire tutto)



Cammino al tuo fianco e non so dove andremo. Fai il broncio quasi sempre dopo il terzo click, ma sai benissimo che non basterà a fermarmi.
Voglio cogliere ogni sfumatura di questa luce iridescente, e voglio scavare nel tuo sguardo, vederci i colori come li concepisci tu: voglio diventare la tua stessa vista.

La città è grande e mi ubriaca di dettagli ammassati in variopinte forme che non sempre riesco a classificare. Mi sembra di esser finita dentro uno di quei quadri senza prospettiva in cui ogni particolare cerca di emergere sugli altri, senza criterio, senza logica, ma creando un insieme colorato del quale godere intuitivamente.

Ti porto per le vie che milioni di turisti percorrono ogni giorno. Tiro la tua mano e continuo a meravigliarmi di qualcosa ad ogni svolta. Capita che a stupirmi siano cose che hanno senso solo per me, criptate in forme geroglifiche dell’immaginazione che non ama esser spiegata. Eppure lo sai che non c’è divieto d’accesso al regno della mia fantasia.

Ti porto dove voglio andare, e cerco sul tuo viso una reazione diversa, che mi sussurri che ce l’ho fatta, che questa volta è qualcosa di completamente nuovo anche per te. Ma è la tua città, e ad ogni passo riecheggia nella mia mente il pensiero che tu qui ci sei già stato, chissà con chi, con quale sorriso o con quale stupore hai guardato le stesse cose che ora ti indico io.


Così ora mi porti tu, lungo vie che i turisti evitano, per quelle strade che sono state la tua vita. E io continuo a tenere la tua mano e a cercare nei tuoi occhi tutto quello che non vuoi dirmi. Adesso sono un’ombra, che ti resta addosso e ti segue ovunque, fedelmente, ma che non può avere parte nella storia.

Osservo in silenzio e riduco al minimo la mia presenza: io non faccio parte di questo mondo, non posso farne parte, e persino comprenderlo mi è difficile. Per un attimo mi sembra di venir catapultata in una di quelle scene da film, in cui il protagonista osserva qualcosa che succede dal di fuori, come in sogno, e impotente cammina tra gli attori che continuano a recitare il loro copione in una lingua sconosciuta.

Ma non è proprio così: qualcuno ogni tanto si accorge di me, e tu sai che ci sono, tu continui a tirarmi verso di te, anche se sai benissimo che non uscirò dal mio universo attiguo, impossibile da intersecare col tuo.
Li guardo con maggior interesse, adesso, i tuoi occhi. Mi raccontano aneddoti di quello che eri e aprono tunnel segreti verso parti di te che non mi appartengono.

Lentamente inizio a comprendere e ad assaporare i colori di ogni cosa. Tutto intorno ci sono fantasmi della tua vita, che prendono forma e voce intorno a noi, dando un volto e delle sembianze reali ai tuoi racconti, impattando violentemente con i fantocci che avevo creato nella mia immaginazione.

E’ strano camminare tra fantasmi che non siano i miei. I miei non esistono qui. Sono uno spettro io stessa, un’ombra di un tempo diverso. In ogni caso fuori posto.
Non faccio più nemmeno una foto, come se in cuor mio sentissi che sarebbe un sacrilegio. Ma ogni cosa resta impressa nella mia mente, persistente come l’odore forte di quei luoghi che rimane aggrappato ai vestiti, ai capelli, al respiro.
Sono felice e triste nel medesimo istante, mentre ti accompagno in questo viaggio tra tempi e mondi distinti, mentre mi dici che sei contento di essere lì con me, mentre cerco di prendere la forma di un cosmo che non è mio.

E non ti sorprendere se poi la notte spingo il viso contro la tua schiena calda, sbuffando lievemente come quel cane, troppo grosso anche per te, che volevamo tanto portarci a casa. Non ti sorprendere se devo starti così vicino da volerti rubare il sonno: non capisci? Sono un’ombra e ho il terrore di annullarmi, di perdermi negli echi nebbiosi di questi fantasmi stranieri.
Non mi rimproverare per i lunghi silenzi durante i quali ti osservo con quell’aria criptica che tanto ti preoccupa. Non costringermi ad ammettere la consapevolezza che non riusciremo mai a raccontare a fondo nulla.

Trascino stancamente la mia libertà in questo suolo straniero, consapevole di aver lasciato da qualche parte una casa. Una sorta di tana scavata negli anni, in vista del giorno in cui sarei stata costretta ad andarmene per il mondo, munita di una qualche consapevole identità.
Tutto il mio essere, naufrago in questo ignoto, assume la semplicità monocroma di un lago notturno, placido ed inoffensivo nel suo tranquillo stagnare. Sento in me la mediocrità di essere soltanto un’ombra, così banale eppure indecifrabile.

Ma quando l’alba spazza via i residui di fuliggine che la notte ha dimenticato, mi accorgo che il sole in questa città è ancora più luminoso. La tua sagoma imponente mi cammina al fianco, e le stelle impazzite vorticano furiose nel cielo. D’improvviso c’è così tanta luce che l’ombra che sono si fa più netta, definita, imprescindibile. Mi guardo intorno e solo ora comprendo quanti colori ci sono che posso fare miei.

Cammino al tuo fianco e non so dove andremo. Fai il broncio quasi sempre dopo il terzo click, ma sai benissimo che non basterà a fermarmi.
Questa volta sto costruendo la mia identità.


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