~ ..la Volpe Funambola ammazzaprincipi.. ~
~ Fragile ~

"...Sometimes it feels it would be easier to fall
than to flutter in the air with these wings so weak and torn..."

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- EviLfloWeR -

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Lunacy Ph

"Do asilo dentro di me come a un nemico che temo d’offendere,
un cuore eccessivamente spontaneo
che sente tutto ciò che sogno come se fosse reale;
che accompagna col piede la melodia
delle canzoni che il mio pensiero canta,
tristi canzoni, come le strade strette quando piove.
"

- F. Pessoa -

~ REMEDY LANE ~

- We’re going nowhere...All the way to nowhere –



"Forse sono l’uomo con le leggendarie quattro mani
Per toccare, per curare, implorare e strangolare.
Ma io non so chi sono,
e tu ancora non sai chi sono..."

F. R.

giovedì 6 ottobre 2011

C'è del metodo in questa follia





La notte era serena e placida, accogliente nella sua calotta scura trapuntata di piccole luci, e coronata da una luna argentea che, adagiata stancamente tra le nubi nel cielo, sfoggiava un maliardo sorriso stregato.
Lo sguardo della ragazza, stanco e velato di una remota nostalgia, si lasciava catturare perdendosi in lontananza, accarezzando le stelle distanti, mentre sussurri rotti da lunghi silenzi si dissolvevano nella quiete notturna.

Tutto era silenzioso nel parco avvolto dalla mite calma dell’autunno, persino gli uccelli notturni sembravano non voler disturbare il prodigio muto delle foglie dorate, che volteggiando nel buio si univano alla terra, per morirvi con indescrivibile incanto nell’indifferenza di tutto il resto.
Foglie cadenti, danzatrici folli, frammenti di tempo sparpagliati, come battiti di ciglia nell’arco dell’esistenza effimera di una fiamma nel vento; premonizioni del grigiore invernale che sarebbe arrivato, strisciando sulla terra non più verde, ammantando di rugiada e gelo ciò che sarebbe sopravvissuto.

“Quasi non sento freddo” – si ripeteva, stringendosi debolmente nelle spalle e lasciando correre un piacevole brivido lungo la schiena. Guardava la sua scura sagoma imponente che le camminava a fianco, solo debolmente illuminata da lontane luci artificiali, eppure lo vedeva circonfuso di luce, ricolmo di calore, ammantato di tutte le stelle che non aveva mai avuto.
E nemmeno si accorgeva che da troppo tempo lo guardava non con gli occhi ma col cuore.

Risate leggere vibravano nell’aria, e i rumori della città in lontananza riuscivano a coprire solo marginalmente, con la loro pesantezza plumbea, quella cristallina sensazione di brezza leggera e risanatrice che lui le donava, estinguendo la sete con fiumi di miele e nascondendo l’oblio con fontane di luce.

Camminava senza pensieri e senza appigli con il mondo, con l’unica certezza di avere un’altra mano nella sua. E la garbata insistenza con cui la realtà cercava di riportarla a cose concrete non aveva voce sufficiente per distogliere il suo sguardo dalle stelle.
“Mi chiedo se anche adesso lassù tra le stelle domini un profondo silenzio, e se quando la luna compare di tanto in tanto, solitaria, a decidere se sia luce o ci colgano invece le tenebre, tutto taccia al suo cospetto, e ci sia come un immenso Nulla ammantato di silenzio..”

Mentre reclinava il capo verso l’immensità che li sovrastava, si rese conto che non aveva più domande alle quali avrebbe voluto risposte.
Capì solo in quell’istante che non aveva bisogno di nulla che fosse altro da quel corpo inglobato nel suo, e che i sospiri annegati nei suoi sospiri potevano generare un uragano impetuoso, che avrebbe potuto spazzare via tutte le stelle.

Perché le stelle adesso non erano più mute né distanti né immote: erano tutte impazzite e vorticavano furiose nel cielo, schiantandosi nel profondo dei suoi occhi incapaci di chiudersi, bramosi di lasciarsi divorare da quello spettacolo dionisiaco.
“Annientami, uccidimi, calpestami. Tutto entra dentro e mi invade come ha sempre fatto, tutto travolge e dilania, ma io non ho più paura.” – Avrebbe voluto urlarlo al cosmo intero, e forse il suo sguardo lo fece, al posto della sua bocca troppo avida di lui.

Qualsiasi parola collassava su sé stessa nel tentativo di dare significato a qualcosa di troppo grande. Eppure percepiva così chiaramente il significato di tutto, si sentiva compiuta, completa, libera nella morsa della più dura catena. Tutto aveva così meravigliosamente senso…solo in quel momento.

Sarebbe potuta essere qualunque ora, in cielo o in terra, tra le stelle o nel fango. Sarebbe potuto esser giorno o notte, gelo o tepore, vita o morte: qualsiasi paradosso sarebbe impallidito davanti alla meraviglia di un Desiderio realizzato nell’unione di due fiamme che, abbracciate, ardevano insieme.
“Amami, amami e basta.”

In fin dei conti erano parole così semplici, e per la prima volta in vita sua non ebbe invidia delle stelle.
Lei e lui: in quel momento erano una meraviglia ben più grande.






...come scie di stelle infrante...


"La strana intimità di quelle due rotaie. 
La certezza di non incontrarsi mai. 
L’ostinazione con cui continuano a corrersi a fianco."
(A. Baricco)


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