..a requiem played in a broken heart.
In a rotten heart.
Allora udii dal tempio una gran voce che diceva ai sette angeli: «Andate e versate sulla terra le sette coppe dell’ira di Dio».
Il primo andò e versò la sua coppa sulla terra; e un’ulcera maligna e dolorosa colpì gli uomini che avevano il marchio della bestia e che adoravano la sua immagine.
Poi il secondo angelo versò la sua coppa nel mare; esso divenne sangue simile a quello di un morto, e ogni essere vivente che si trovava nel mare morì.
...
Poi il quarto angelo versò la sua coppa sul sole e al sole fu concesso di bruciare gli uomini con il fuoco.
E gli uomini furono bruciati dal gran calore; e bestemmiarono il nome di Dio che ha il potere su questi flagelli, e non si ravvidero per dargli gloria.
Poi il settimo angelo versò la sua coppa nell’aria; e dal tempio uscì una gran voce proveniente dal trono, che diceva:
«È fatto».
(Apocalisse di Giovanni XVI)
"Spesso stupito ti contemplavo a una finestra cominciata ieri,
me ne stavo, ti contemplavo con stupore. Mi era la città
nuova, come preclusa e incredulo paesaggio
nelle tenebre, come io non fossi. E neppure le cose più vicine
si curavano ch’io le comprendessi. Nel riflesso
del lampione la strada svicolava; vedevo che era estranea.
Di fronte – una stanza si offriva nel lume della lampada -,
già vi prendevo parte; lo videro, serrarono le imposte.
Me ne stavo. E poi pianse un bimbo. Io sapevo le madri,
in giro nelle case, cosa possono -, e d’un tratto
seppi le inconsolabili ragioni di ogni pianto.
Poi fu una voce a cantare e un poco si elevava
oltre l’attesa, o tossiva un vecchio in basso e prorompeva
il rimprovero come fosse il suo corpo una protesta
contro il mondo più umano. Suonò l’ora -,
ma fui tardo a contare e mi sfuggì.
Come un fanciullo, straniero, quando infine
gli è concesso, non afferra la palla e non conosce
quei giochi tanto facile per gli altri,
se ne sta fermo, guarda altrove, - dove? -: così ero io,
ma d’un tratto che tu giochi con me, che mi accompagni
o notte adulta, compresi, ti contemplai stupito.
Là dove irate svettavano le torri e una città
indifferente mi circondava e monti indecifrabili
mi attorniavano ostili e l’insolito barbaglio
dei miei sentimenti nel ristretto spazio
una vorace estraneità cingeva -: ecco eri tu,
ed il conoscermi non ti sembrò indegno. Il tuo respiro
aleggiò su di me. Il tuo sorriso effuso su distese
assorte, penetrò dentro me."
"Oh, come ci siamo accarezzati
palpebre e spalle, con quali gemiti!
E la notte si acquattava nelle stanze,
animale ferito, trafitta dal nostro dolore.."
(Rainer Maria Rilke – Poesie alla Notte)
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