Tutta la costituzione del mio spirito è di esitazione e di dubbio. Per me, nulla è né può essere positivo; tutte le cose oscillano intorno a me, e io con esse, incerto per me stesso. Tutto per me è incoerenza e mutamento. Tutto è mistero, e tutto è pregno di significato. Tutte le cose sono sconosciute, simbolo dell’Ignoto. Il risultato è orrore, mistero, una paura troppo intelligente.
Il mio carattere è del genere interiore, autocentrico, muto, non autosufficiente, ma perduto in sé stesso. Tutta la mia vita è stata di passività e di sogno. I miei scritti sono rimasti tutti da finire: si interponevano sempre nuovi pensieri, straordinarie ineliminabili associazioni di idee, il cui termine era l’infinito.
Non posso non odiare l’idea di dover portare a termine una cosa qualsiasi; una cosa semplice suscita diecimila pensieri, e da questi diecimila pensieri sbocciano diecimila interassociazioni, e non ho forza di volontà per eliminarli o trattenerli, né per riunirli in un solo pensiero centrale in cui si perdano i particolari senza importanza ma ad essi associati.
Passano dentro di me; non sono pensieri miei, ma pensieri che passano attraverso di me.
Non pondero, sogno; non sono ispirato, deliro.
So dipingere, ma non ho mai dipinto, so comporre musica, ma non ho mai composto. Strane concezioni in tre arti, bei voli d’immaginazione mi accarezzano il cervello; ma li lascio lì dormicchiare finché muoiono, perché mi manca il potere di dar loro il corpo, di convertirli in cose del mondo esterno.
Sebbene sia stato un lettore vorace e ardente, non mi ricordo di un qualsiasi libro che abbia letto, a tal punto le mie letture erano stati del mio stesso spirito, sogni miei – meglio, provocazioni di sogni. Il mio stesso ricordo di fatti, di cose esterne, è vago, più che incoerente.
Rabbrividisco al pensare quanto poco rimane nel mio spirito di quel che fu la mia vita passata.
Io, un uomo convinto che oggi è un sogno, sono meno di una cosa di oggi. (F. Pessoa)
che non è la voce del mare?
E’ la voce di qualcuno che ci parla,
ma che, se ascoltiamo, tace,
proprio per esserci messi ad ascoltare.
E solo se, mezzo addormentati,
udiamo senza sapere che udiamo,
essa ci parla della speranza
verso la quale, come un bambino
che dorme, dormendo sorridiamo.
Sono isole fortunate,
sono terre che non hanno luogo,
dove il Re vive aspettando.
Ma, se vi andiamo destando,
tace la voce, e solo c’è il mare."
- Fernando Pessoa -
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