I am the beggar a useless stain in time
Can’t you see how I grieve...
What you mean to me?
Let’s grow cold together - alone
The rain it beats...
Ripping flesh down to the bone
Leaving me hanging onto you
I pray to keep the beating of this tired heart
Long enough, so I can live this through
You’re my world... the bullet in my gun
I am the doubt... black is my sun
Can’t you see how I need you to bury me?"
continua a brillare e a rimanermi nel cuore.
Si può essere felici pur senza smettere di sentirsi tristi.
Ci si può sentire fortunati pur avendo perso tutto.
E’ quel che si da alle persone che conta, è quello scambio che si fa senza accorgersene, quel modo di crescere insieme imparando a vedere le cose attraverso occhi riflessi.
E’ la lucidità del visionario che cerca di darsi una ragione.
"Let’s grow cold together - Alone"
Non brucia più, adesso vedo tutto.
Ti vedo.
Non vali niente.
Perchè accontentarsi di un grano che non fa nemmeno sorridere
quando si possono avere le stelle?
Io non vinco, ma tu perdi di più.
Non voglio più fare la volpe.
Voglio i sonagli che ridono, milioni di sonagli.
"Sai, è questa la dannazione del filosofo: la consapevolezza."
Fu in quel momento che quella donna sfiorò il mio velo e mi parlò. Era una vecchia filatrice, era venuta con me da Sparta, mi cuciva splendide vesti, laggiù. Mi voleva bene, e io avevo paura di lei. Quel giorno, lassù, sul torrione delle porte Scee si avvicinò e a bassa voce mi disse “Vieni, Paride ti aspetta nel suo letto, si è messo le vesti più belle, più che da un duello sembra tornato da una festa”. Io rimasi allibita. “Sciagurata”, le dissi, “Perché vuoi tentarmi? Saresti capace di portarmi anche in capo al mondo, se là ci fosse un uomo che ti è caro. Adesso, perché Menelao ha sconfitto Paride, e vuole riportarmi a casa, vieni da me a tramare inganni... Vacci tu, da Paride, perché non lo sposi, o magari diventi la sua schiava? Io non ci andrò, sarebbe indegno. Tutte le donne di Troia proverebbero vergogna per me. Lasciami stare qui, con il mio dolore.” Allora la vecchia donna mi guardò furente. “Sta’ attenta”, mi disse, “E non farmi arrabbiare. Potrei abbandonarti qui, lo sai, e seminare odio ovunque, fino a quando non ti troveresti a morire di mala morte.” Mi faceva paura, l’ho detto. I vecchi, spesso, fanno paura. Mi strinsi sul capo il velo bianco splendente e la seguii. Stavano tutti guardando giù, verso la piana. Nessuno mi vide. Andai nelle stanze di Paride e lo trovai là. Una donna che l’amava l’aveva fatto entrare a Troia, da una porta segreta, e l’aveva salvato. La vecchia prese un sedile e lo mise proprio davanti a lui. Poi mi disse di sedermi. Io lo feci. Non riuscivo a guardarlo negli occhi. Ma gli dissi: “Così sei scappato dalla battaglia. Vorrei che tu fossi morto là, ucciso da quel guerriero magnifico che è stato io mio primo marito. Tu che ti vantavi di essere più forte di lui... Dovresti tornare là, e sfidarlo ancora, ma sai benissimo che sarebbe la tua fine”. E mi ricordo che Paride, allora, mi chiese di non fargli del male con le mie offese crudeli. Mi disse che Menelao aveva vinto, quel giorno, perché gli dei erano stati dalla sua parte, ma che magari la prossima volta a vincere sarebbe stato lui, perché anche lui aveva degli dei amici. E poi mi disse: vieni qui, facciamo l’amore. Mi chiese se mi ricordavo la prima volta che l’avevamo fatto, sull’isola di Crànae, proprio il giorno dopo che mi aveva rapita. E mi disse: neanche quel giorno io ti ho desiderata tanto come ti desidero adesso. Poi si alzò e andò verso il letto. E io lo seguii.
Lui era l’uomo che in quel momento tutti, laggiù nella pianura, stavano cercando. Era l’uomo che nessuno, né Acheo né Troiano, avrebbe aiutato o nascosto, quel giorno. Era l’uomo che tutti odiavano, come si odia la nera dea della morte.
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