Era il tempo in cui amavo guardare le stelle avvolto dal chiarore lunare, il tempo in cui le notti erano lunghe e gelide, ma ammantate di preziosi e fragili biancori.
A quell’epoca mi capitò qualcosa di incredibile, di una bellezza tale da farmi dimenticare tutto il resto.
Per inseguire la luce che avevo intravisto sono salito su, sempre più in alto, ed ho iniziato a muovere i miei passi rapidi su una fune sospesa nel cielo. Lontano da tutto, ero inebriato da quella sensazione di leggerezza, e mi sentivo fragile e precario, ma sempre più vicino alle stelle.
Volteggiare su quella corda tesa, in bilico sul crinale della vita, è stato il sogno più bello che mai si possa immaginare...
Poi un giorno, semplicemente, ho smesso di starmene col viso all’insù, e sono sceso.
Ho scelto di tornare giù, con la stabilità della terra sotto di me, e la pesantezza di tutto il mio corpo incapace di volare. Mi sono guardato intorno, ed ho visto che avevo i piedi nel fango, che la neve mi moriva accanto, e la nebbia mi impediva di scrutare lontano; ma ho visto pure la terra fiorire, e le piante crescere rigogliose, ho intravisto la bellezza anche quaggiù, ed ho accettato la mia vita.
Di tanto in tanto mi capita ancora di volgere lo sguardo alle stelle lontane, consapevole che una parte di me è rimasta alla deriva tra le nuvole, ed un brivido mi pietrifica al ricordo di quando volteggiavo nel cielo inseguendo un sogno.
Figlio della terra, rinnegato del cielo.
"Teardrop on the fire
Feathers on my breath"
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