Ma lo specchio aveva atteso solo questo. Era venuto per lui il tempo della rivalsa.
Mentre mi affannavo, con un’angoscia che cresceva a dismisura, per liberarmi in qualche modo del mio travestimento, quello, non so come, mi costrinse ad alzare gli occhi e mi dettò un’immagine, no, una realtà, un’estranea, incomprensibile, mostruosa realtà da cui io fui pervaso senza volere: perché adesso era lui il più forte, e io ero lo specchio.
Fissavo quel grande, terribile sconosciuto dinanzi a me, e mi pareva incredibile trovarmi solo con lui.
Ma proprio nell’istante in cui pensavo questo, avvenne il peggio: persi conoscenza e crollai.
Per un secondo provai un desiderio indescrivibile, doloroso e inutile di me stesso, poi ci fu lui soltanto: non ci fu niente al di fuori di lui.
Corsi via a precipizio, ma adesso era lui che correva. Urtava dappertutto, non conosceva la casa, non sapeva dove andare; scese una scala, nel corridoio investì qualcuno, che si liberò gridando.
Si aprì una porta, ne uscirono parecchie persone: oh, quanto, quanto fu bello conoscerle. Erano Sieversen, la buona Sieversen, e la cameriera e il dispensiere: ora tutto si sarebbe risolto.
Ma quelli non si precipitarono a salvarmi; la loro crudeltà era senza limiti.
Stavano fermi e ridevano, mio Dio, potevano stare lì fermi e ridere.
Io piangevo, ma la maschera non faceva uscire le lacrime, che mi correvano lungo il viso, seccavano subito e correvano di nuovo e si asciugavano.
E infine mi inginocchiai davanti a loro, come mai uomo s’è inginocchiato; mi inginocchiai e alzate le mani, implorai: «Tiratemi fuori, se ancora è possibile, e trattenetemi», ma non mi udirono; non avevo più voce.
Sieversen raccontò fino ai suoi ultimi giorni come fossi caduto mentre loro seguitavano a ridere, convinti che facesse parte del gioco.
Con me, erano abituati a questo. Ma poi io sarei continuato a rimanere disteso e non avrei risposto.
E lo spavento di quando infine s’accorsero che ero privo di sensi e che giacevo come un rottame dentro tutti quei panni, niente più che un rottame.
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