Troppo complesso colmare i vuoti, ammazzare il tempo, mischiare finzione e realtà. Una malattia silenziosa ed infima, che costruiva bisogni fittizi su un palco di illusione e follia.
Camminare tra le sabbie mobili, e sbirciare dalla serratura quel mondo inafferrabile dove posto non ce n’è mai stato.
Lasciare che le bugie diventassero talmente enormi da tramutarsi in indigesti macigni di consapevolezza.
Non importa quanto sei fragile o in quanti pezzi riesci a ridurti per ripartire il dolore. Ce l’hai tutto addosso e sono sempre e solo cazzi tuoi.
Ciò che è avariato e infetto deve essere vomitato lontano fino all’ultima goccia, senza pietà, senza rimpianti.
Se la voragine è ostruita da un ripieno guasto, a nulla può servire fagocitare e trattenere tutto dentro.
Mi tengo la voragine, mi tengo il vuoto, mi tengo il ricordo che fa male, il sapore in bocca delle bugie che non riuscirò mai a spiegarmi, la consapevolezza di aver sbagliato.
Non c’è nessun modo di riparare i sogni né di aggiustare i ricordi.
Mi tengo il disgusto, e dall’orlo di quella voragine rimarrò ad osservare da sola il vuoto che mi resta, il trauma lasciato, la paura di caderci di nuovo.
Un giorno capirò con cosa la devo riempire, e allora rimarrà una fossa là sotto, senza lapidi o vessilli, colma solo di veleno e di promesse dimenticate.
<<Esistono persone spregevoli che giocano a fare gli splendidi.
Persone vuote dentro, che non hanno nulla da dare, e si riempiono la bocca di belle parole.
Non c’è molto da spiegare, se ci pensi.>>
* * *
Seguo il flusso senza farmi troppe domande, anche se le ombre mi passano davanti agli occhi cercando di negarmi il sole, anche se ho il terrore di voltarmi e riconoscere il mio despota.
La mia mente è piena di domande e il mio cuore di sorrisi da scordare.
Ma sono alla deriva, e la corrente è placida. Mi culla, talvolta, e ha quel sapore che inebria i sensi e rende tutto il resto secondario.
So che posso continuare a brancolare nel buio aggrappandomi a un orgoglio sterile, oppure accettare una cura e imparare a vedere senza più filtri.
Posso convincermi di tutto e del contrario di tutto, posso fuggire da me stessa e dal mio bisogno sbagliato, eppure ritrovarmi incastrata nella stretta perfetta del destino, che fa combaciare ogni cosa per pochi istanti, mentre intorno infuria ancora la bufera.
Il desiderio è già troppo grande. Curami o uccidimi, non ci sono altre soluzioni.
Non mi vedo più. So di stare sull’orlo della voragine, eppure non sono io.
Vorrei cercarmi, ma ho paura di ciò che troverei.
Ci ho già provato a cambiare le stelle, e lo so che non funziona.
Farà male, dannatamente male.
Non abbiamo altro che la libertà del nostro pensiero.
"...Delfina agitando la sua criniera tragica,
come pestando sul tripode di ferro,
l’occhio fatale, rispose con voce dispotica:
- «Chi dinanzi all’amore osa parlare d’inferno?
Maledetto per sempre il sognatore inutile
che per primo volle, nella sua stupidità,
cadendo in un problema sterile e insolubile,
con le cose d’amore mescolare l’onestà!
Colui che vuole unire in un accordo mistico
la notte col giorno, l’ombra col calore,
mai riscalderà il suo corpo paralitico
a questo rosso sole che ha il nome d’amore !
Va dunque, va a cercarti un fidanzato stupido
corri e offri ai suoi baci crudeli un cuore vergine
e poi, piena di rimorsi e d’orrore, con il corpo livido,
tornerai a mostrarmi le stigmate sui tuoi seni...
Quaggiù un padrone soltanto si può servire!»
Ma la fanciulla, presa da un immenso dolore,
le gridò : - «Sento spalancarsi nel mio essere
un vasto abisso e questo abisso è il mio cuore!
profondo come il vuoto, ardente come un vulcano!
Nulla sazierà questo mostro che geme e che langue
e nulla spegnerà la sete di quella Eumenide
che, con la torcia in mano, lo brucia fino al sangue.
...Scendete, scendete, lamentevoli vittime,
scendete per la strada dell’eterno tormento!
Colate nel fondo dell’abisso, dove tutti i crimini
flagellati da un vento che non viene dal cielo,
ribollono confusi in un rombante mare.
Correte, folli ombre, alla meta dei vostri desideri
mai potrete la vostra furia placare,
e così il castigo nascerà dai vostri piaceri.
Mai un fresco raggio rischiarò le vostre caverne
dalle crepe dei muri miasmi febbrili
filtrano e s’infiammano come lanterne
e v’impregano i corpi con effluvi terribili.
L’aspra sterilità del vostro godimento
accresce la vostra sete e inaridisce la vostra pelle,
e la concupiscenza col suo furibondo vento
fa schioccare la vostra carne come un vecchio vessillo.
Lontano dagli esseri viventi, erranti, condannate,
attraverso i deserti come lupi correte
seguite il vostro destino, anime sregolate,
fuggendo l’infinito che dentro di voi portate!"
(Baudelaire)
"I’ll be there as soon as I can
but I’m busy mending broken
pieces of the life I had before"
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