Memorie di ciò che resta di quella “bambina”…
“ 8 marzo 2004
Oggi il mio migliore amico non c’è più. Fuori pioveva, mentre papà scavava il terreno sotto l’arco del roseto rampicante. E’ così bella la pioggia: la sua voce malinconica accompagna il senso di vuoto che si prova quando ‘qualcuno’ ci abbandona.
Lui se ne stava immobile, raggomitolato come il piccolo cucciolo che ho tenuto tra le braccia per la prima volta otto anni fa. Sono rimasta a lungo a guardarlo, per non dimenticare mai le sfumature del suo manto e le linee del suo muso addormentato, mentre la pioggia continuava a cadere intorno, e la terra ogni tanto franava ai bordi, ricadendo sul quel piccolo corpo inanimato che non mi era mai sembrato così piccolo. Non so nemmeno quanto tempo ho passato a guardarlo…avrei voluto proteggerlo dalla terra che l’avrebbe cancellato per sempre.
Ma ora penso al roseto che fiorirà ad ogni nuova primavera, ai piccoli germogli che sconfiggeranno il gelo e la neve, e sarà come vedere anche il mio cane rinascere, rivederlo arrivare cucciolo a casa mia, accoccolarsi al sole caldo della bella stagione, e guardare lontano. Solo i suoi occhi non ho potuto rivedere: erano la cosa che più mi incantava in lui, perché tradivano la sua età. Erano sempre vivi e attenti, e infondevano una profonda pace, come se nel suo sguardo ci fosse molta saggezza. Certo..non credo che abbia mai capito nulla dei lunghi discorsi che gli facevo stando seduti fianco a fianco nel cortile dietro casa, nel primo pomeriggio, quando l’aria era calda e tutto estremamente tranquillo.
Forse sembrerà esagerato parlare così di un cane, ma spesso ho visto molta più verità e umanità negli occhi degli animali che non delle persone. Quindi, perché non parlare di lui come il mio migliore amico? Lo è stato eccome, lo è stato davvero.
E ora non c’è più nessun recinto, perché adesso è libero, e la parola libertà non mi è mai sembrata così bella prima. Lo immagino a correre come un matto, potrebbe correre per l’eternità per recuperare tutto il tempo perduto, e sono certa che adesso non c’è più malinconia nei suoi occhi: quel sentimento troppo umano, che forse appartiene solo a noi che restiamo, per vedere tutto il resto intorno scomparire. ”
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