Un’invenzione letteraria dietro alla quale sta un uomo che ha sempre suscitato in me enorme ammirazione.
Ricordo di aver fantasticato, all’epoca, su quella foto del retro copertina, ripetuta in tutti i suoi libri. E oggi lui era lì, con lo stesso giubbotto che portava in quella foto, ma con qualche anno in più.
Il tempo è volato inseguendo il filo dei suoi aneddoti e delle sue riflessioni sulla letteratura, la storia, la politica, la vita.
Un narratore di storie, uno scrittore di avventure. Così ama definirsi.
Perché il suo desiderio era vivere delle avventure, quelle che nella vita non sempre è possibile avere, ma che la letteratura rende possibili. Creare un vero e proprio mondo e calarvisi dentro, viverlo a pieno, come in un gioco di ruolo fatto di storie che esistono in una realtà parallela.
La sfida è riuscire a trascinare interamente con sé tutti quelli che leggeranno quelle pagine, augurandosi che anche ciò che non appare in superficie possa essere infine intuito. Perché tra le righe di ogni storia c’è sempre qualcos’altro, come nelle fiabe che lasciano a bocca aperta da bambini, ma che rilette qualche anno dopo, e con maggior coscienza, fanno percepire il retrogusto amaro di un residuo di realtà che affiora tra quei versi incantati.
Raccontare storie. Nulla di più semplice. Ma farle vivere: quello è il punto.
Ripenso a tutte le volte in cui mi sono trovata a “sentire” davvero qualcosa che leggevo, le volte in cui un autore ha saputo strapparmi dalla realtà facendomi diventare qualcun altro, e mi chiedo se sarò mai in grado di creare anch’io quella magia.
Ma ho solo una matassa di pensieri ingarbugliati che premono per trovare una forma, e l’unico modo che conosco per liberarmene è gettarli su un foglio alla rinfusa, con quell’immediatezza che li rende fragili ma preziosi.
Credo sia ora di iniziare a mettere un po’ d’ordine.
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