Credo che la bellezza di questa figura ambigua stia nella sua duplicità. Da un lato il senso di potere che deriva dal non avere più nessuna regola o costrizione, nessuno scrupolo nell’obbedire soltanto ai propri istinti primordiali, ma soprattutto l’immortalità: da sempre l’uomo aspira a superare in qualche modo i propri limiti. Vivere per sempre…il più grande dei doni e la peggiore delle condanne. Perché c’è anche l’altro lato: quello di un’umanità che viene superata ma mai davvero dimenticata. Il vampiro rimane sempre e comunque un uomo, lo rimane nella mentalità e nelle apparenze, ma lo rimane a metà. Il dono ricevuto esige un prezzo da pagare: vivere togliendo la vita ad altri, vivere quando tutto attorno è morte, in eterno. Una condanna a cui non si sfugge, una condanna che trasforma quello che dovrebbe essere un demone da detestare in una creatura che quasi ci fa pena…che quasi riusciamo a comprendere…
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(Tom Cruise nelle vesti di Lestat)
Adoro Anne Rice perché ha creato un mondo meraviglioso, un mondo esattamente come quello reale, ma che nasconde qualcosa che sfugge ai comuni mortali. Un universo di vampiri che si fanno amare sempre di più, pagina dopo pagina, mentre l’orrore delle loro azioni e del loro essere mostruosi passa in secondo piano, e si è sopraffatti dalla bellezza delle loro parole, dei loro volti descritti con tanta cura e della dannazione che li circonda.
Sono come statue senza tempo, splendidi nell’eterna giovinezza, eppure la sensazione che ho sempre avuto leggendo di loro nei libri della Rice è che l’autrice volesse parlare di uomini e non di vampiri. O meglio, credo che Anne sia in grado di parlare magistralmente di tutto ciò che concerne gli esseri umani, ma osservandoli da una prospettiva distorta: attraverso gli occhi di un vampiro. Il giardino selvaggio di Lestat, i rimpianti di Louis, gli amori di Armand e gli studi di Marius…tutto quanto cela una semplice e fragile umanità rivestita di bellezza. Come si può non amarli?
Infatti…uno dei miei primi e più radicati fanatismi è proprio quello per i vampiri…sotto le più svariate sfaccettature: miti pseudo-storici, libri su libri, e tanti film.
Per quanto riguarda i vampiri della Rice il migliore esempio su pellicola rimane “Interview with the vampire” di Neil Jordan…ma dato che non ho voglia di essere coerente metto un video tratto da “Queen of the damned”, per il semplice fatto che adoro la colonna sonora…(Jonathan Davis è un grande)
Già, colonna sonora ben fatta, ma il film è una delusione. Almeno per chi ama le cronache dei vampiri, dato che stravolge un po’ troppe cose puntando più che altro sul fascino del protagonista e le ambientazioni super gotiche. Tom Cruise è stato in grado di creare un Lestat molto più verosimile e oserei dire indimenticabile. E poi…dove sono in questo film i suoi capelli biondi e gli occhi azzurri? Il colore del sole e del cielo, quei colori che i suoi occhi non vedono più da secoli?
Per il resto è un film più che godibile…io stessa ammetto di riguardarlo ogni tanto!
Ma dimenticavo di citare gli anime sui vampiri!! Il mio preferito è lui…
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Hellsing…un figo. A volte vorrei essere proprio come lui, ma per fare strage di tutti quei malati di mente che ai vampiri ci credono sul serio, o che almeno così dicono. Quelli che credono di esserlo e quelli che lo professano: patologie distorte dell’epoca contemporanea, come le psicosi e le nevrosi. Tutta l’allegra combriccola di real vampires e vampiri psichici che hanno deciso di storpiare a loro piacimento il mito del vampiro. Mi faccio tante di quelle risate ma allo stesso tempo mi fanno pena, a meno che non dimostrino una qualche intelligenza per cui li prendo in simpatia.
Vampirismo può essere una splendida metafora…ma nulla più.
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“Eternal life runs so slow
while you play your lamentation show
eternal kisses are cold
why do you think they are beautiful?
Let the candles burn
And the stakes go through the soul
not all vampires suck blood
not all of them die for love”
- F. Ribeiro –
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